Corriere della Sera

Il giorno dell’addio a Marchionne I conti e la Borsa: crolla il titolo Fca

Era in coma a Zurigo. Manley: rimaniamo forti

- di Giusi Fasano e Raffaella Polato

Sergio Marchionne è morto a Zurigo dove era ricoverato dal 28 giugno scorso. Aveva 66 anni. I funerali saranno tenuti in forma privata. La morte causata da complicazi­oni a seguito di un intervento. Il dolore di John Elkann: «L’uomo, l’amico se n’è andato». Ieri, dopo la presentazi­one dei conti dal nuovo ad di Fca, Mike Manley, il titolo ha subito un calo del 15%. In territorio negativo sono stati trascinati anche Exor (-3,49%), Ferrari (-2,19%) e Cnh (-0,27%).

ZURIGO Non il suo Abruzzo, non il Canada che è stato il suo secondo Paese, non Torino che gli ha voluto bene, non Detroit dove lo hanno seguito con ammirazion­e e nemmeno una delle sue case svizzere. L’ultimo panorama della sua vita è stato il grigiore dell’universitä­tsspital di Zurigo.

Sergio Marchionne, 66 anni, è morto qui, dopo un ricovero durato 28 giorni e di cui il mondo non ha saputo nulla fino a sabato scorso, quando era stato John Elkann ad annunciare «con profondo dolore» una situazione clinica partita da una operazione alla spalla e improvvisa­mente compromess­a da complicazi­oni «impensabil­i». Ed è stato sempre lui, il presidente di Fiat Chrysler, a diffondere una nota ufficiale ieri mattina poco prima di mezzogiorn­o: «Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato. È accaduto ciò che temevamo. Io e la mia famiglia gli saremo sempre riconoscen­ti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler».

Quei due ragazzi — Giacomo Alessio, 29 anni, e Jonathan Tyler, 24 — vivono e lavorano in Canada (il primo per Philip Morris, l’altro per Ernst & Young) e sono i figli nati dal matrimonio con Orlandina che Marchionne chiuse in modo burrascoso. Manuela Battezzato, la compagna quarantase­ttenne conosciuta in Fca dove lei lavora da anni negli uffici della comunicazi­one, è stata la sua rinascita sentimenta­le, «la mia fortuna» come diceva lui stesso. E Manuela gli è stata accanto fino all’ultimo istante, ha vegliato il suo sonno senza ritorno dopo il coma, è stata invisibile per tutti tranne che per l’unico uomo che non poteva più vederla. Mai una parola, una dichiarazi­one, un passaggio dall’ingresso principale dell’ospedale. Discrezion­e assoluta, sempre. Anche nel portarlo via da qui, chissà poi in quale punto della giornata e chissà dove. Le aziende del Gruppo hanno fatto sapere che non sono previsti funerali pubblici, soltanto un saluto in forma privata. All’uomo che le ha guidate fuori dal guado dedicheran­no due cerimonie che si terranno nelle prossime settimane, in momenti diversi, una a Torino e l’altra ad Auburn Hills, sede di Chrysler. Inutile chiedere dettagli sul luogo di quel saluto «strettamen­te privato» che, secondo fonti torinesi dovrebbe essere un momento di addio prima della cremazione (le ceneri potrebbero poi essere portate in Canada). Ed è inutile anche cercare conferme sulle informazio­ni che arrivano riguardo un attacco cardiaco che lo avrebbe portato «a morte naturale» dopo le complicazi­oni inattese di cui ha parlato Elkann.

Quali sono queste «complicazi­oni»? E ancora: come si è arrivati al coma? E’ partito tutto da un tumore? Risposte zero e molti nodi ancora da sciogliere, sia sulle reali condizioni di salute di partenza (quando l’ex guida di Fca è arrivato in ospedale) sia su ciò che ha fatto precipitar­e la situazione durante o dopo l’intervento alla spalla che era il motivo ufficiale del ricovero. L’ex avvocato della famiglia Agnelli Franzo Grande Stevens, amico da una vita di Sergio Marchionne, in una lettera al Corriere aveva raccontato della «sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette» e di una «malattia» che gli «ha aggredito i polmoni» mettendolo «in pericolo di vita». Ma secondo l’agenzia Lapresse non precisate fonti vicine alla famiglia avrebbero smentito ieri che l’ex numero uno di Fiat Chrisler avesse un tumore, né al polmone, come pare evocare Grande Stevens, né altrove.

Tutto questo da ora in poi potrà forse essere materia che avrà un peso dal punto di vista assicurati­vo, societario, medico-ospedalier­o. Ma per chi gli ha voluto bene, oggi, conta soltanto la sua assenza, quello che è stato e quello che ha lasciato. Come uomo prima che come manager.

Ieri quell’uomo, quel manager, avrebbe dovuto presentare i conti del gruppo automobili­stico che invece è toccato diffondere al nuovo amministra­tore delegato Mike Manley, nel giorno del suo debutto. Si è scoperto così che nel secondo trimestre 2018 Fca azzera il debito, come anticipato da Marchionne, ma registra un crollo dell’utile netto e tutto questo, unito alla notizia della morte dell’ex numero uno, si è tradotto in una perdita in Borsa di oltre 15 punti

Il decesso Un attacco cardiaco nella mattinata di ieri ha causato il decesso

(bruciati quattro miliardi di valore).

Un debutto amaro, per Manley. Che quando ha preso la parola per illustrare i conti ha premesso di avere il «cuore spezzato» per la notizia «straziante» arrivata da Zurigo. «Per nove anni gli ho parlato ogni giorno», ha detto, «è un momento triste». E ha chiesto agli analisti un minuto di silenzio in omaggio al ricordo dell’amico manager, uomo che la stampa di tutto il mondo ha celebrato come «una leggenda dell’auto».

Wikipedia ha aggiornato la sua pagina un attimo dopo l’annuncio ufficiale: nato a Chieti il 17/6/1952, morto a Zurigo il 25/7/2018.

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Bandiere a mezz’asta ieri a Torino, nella sede del Lingotto

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