Corriere della Sera

MACRON E IL NON DETTO DIETRO IL CASO BENALLA

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Caro Aldo,

sono ogni giorno più stupito della cultura dominante di cui sono vittime gli amici francesi. Sono abbonato a varie pubblicazi­oni francesi, da Le Figaro a l’express, e ormai da una settimana non circolano se non notizie sul cosiddetto affaire Benalla. Da una settimana viene montato un caso sul fatto che questo signore abbia picchiato un manifestan­te durante un corteo di protesta. Negli stessi giorni, dopo la sfilata della nazionale a Parigi per la vittoria ai mondiali, i soliti criminali delle periferie hanno distrutto bar, negozi e banche. Nessuna sdegnata notizia è circolata sulla stampa francese. Possiamo stupirci se poi una consistent­e parte dei francesi votano Le Pen?

Maurizio Bernardi

Caro Maurizio,

In questa vicenda c’è un non detto. Un aspetto che in Francia viene ipocritame­nte taciuto, o al più mormorato. A lungo, prima della sua elezione, sono circolate voci sull’omosessual­ità di Macron. È stato scritto e sussurrato che, per occultarla, aveva sposato una donna più anziana. Gli si è stato anche attribuito un fidanzato, il presidente di Radio France. Lui stesso ci ha scherzato su. Poi lo stato di grazia seguito all’elezione ha messo a tacere i rumori. Ora la vicenda del capo della vigilanza Alexandre Benalla, cui sono stati riservati privilegi — tipo un appartamen­to da 200 metri quadrati nel palazzo di proprietà dell’eliseo dove Mitterrand ospitava la sua donna segreta, Anne Pingeot, e la figlia Mazarine —, torna a evocare un fantasma sopito. Le fotografie, pubblicate a più riprese dai media francesi e di conseguenz­a del resto del mondo, con Macron che pedala in pullover rosa su una bicicletta con il cestino accanto a Benalla non fanno che alludere alla questione sottesa. Macron ha fatto bene, con lo sfogo dell’altra sera, a respingerl­a con forza. Questo, com’è ovvio, non risolve il problema. Sempliceme­nte, nessuno dovrebbe godere di immunità e privilegi, neppure alla corte dell’eliseo. Benalla non ha ucciso nessuno, però ha sbagliato, intervenen­do a sproposito in una manifestaz­ione dove non doveva essere (e chiamare in causa i pochi imbecilli che hanno tentato invano di guastare la festa mondiale non c’entra nulla). Lo scandalo in sé non è irreparabi­le; diventa grave in un momento di declino della popolarità del presidente.

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