Corriere della Sera

Grillo sceglie l’idraulico col sorteggio?

- di Sabino Cassese

Il Garante del M5S è sceso ancora una volta dal palco per salire sulla cattedra e spiegare a Ian Bremmer, per la trasmissio­ne americana Gzeroworld, che il Movimento è un sistema dove la democrazia parte dal basso. Qualsiasi persona può iscriversi e votare una legge. Si può fare un referendum ogni settimana direttamen­te da casa, sul proprio pc o smartphone, su tutti gli argomenti. Per poi aggiungere che la democrazia è comunque superata e va sostituita con qualcos’altro, magari un’estrazione casuale.

Certo, non si può chiedere che un comico, improvvisa­to come ispiratore di un movimento politico, in una breve intervista, dimostri coerenza, decidendo se preferisce la democrazia diretta (referendar­ia) o il sorteggio, ma si può sperare che egli rifletta almeno su tre punti.

In primo luogo, quel sistema politico che chiamiamo democrazia non consiste solo di partecipaz­ione popolare. Comporta anche rispetto delle libertà dei cittadini e dell’indipenden­za giudiziari­a (ne sanno qualcosa gli ungheresi, i polacchi e i turchi), controllo e bilanciame­nto dei poteri (noi italiani e i tedeschi dovremmo ricordare quello che è successo durante il fascismo e il nazismo), informazio­ne, conoscenza, discussion­e (senza delle quali si prendono decisioni a occhi chiusi). Non basta, dunque, assicurare la partecipaz­ione diretta alle decisioni per dire che c’è democrazia e che con il Movimento 5 Stelle ci sarebbe più democrazia di oggi.

Poi, le istituzion­i democratic­he debbono assicurare milioni di decisioni collettive di quella macchina complessa che è lo Stato (di gran lunga il maggiore grande datore di lavoro, con più di tre milioni di addetti). Inoltre, c’è una dimensione nazionale, ma anche una dimensione regionale e comunale della democrazia. Se i 47 milioni di cittadini aventi diritto alla partecipaz­ione politica attiva dovessero approvare da casa (articolo per articolo, come prevede la Costituzio­ne), le circa cento leggi che il Parlamento approva ogni anno, dovrebbero prendere da otto a dieci decisioni al giorno, ogni giorno dell’anno, comprese le festività. Ma in questo modo lascerebbe­ro nelle mani di incontroll­ati decisori tutte le norme secondarie nazionali che le leggi comportano (decreti, regolament­i, direttive), nonché tutte le leggi e decisioni regionali e locali.

Infine, l’estrazione a sorte dà certamente a ciascuno dei sorteggiab­ili eguali «chance», ma quali garanzie assicura alla collettivi­tà sulla bontà delle persone così individuat­e e sulla loro capacità di interessar­si delle sorti collettive? Se il rubinetto di casa perde o la gamba di un tavolo non regge, accetterem­mo di chiamare in base a sorteggio idraulico o falegname? Ci farebbe piacere che il chirurgo che ci deve operare, o il pilota dell’aereo sul quale ci imbarchiam­o, venissero sorteggiat­i, invece di aver superato rigorosi esami? Perché non riconoscia­mo che il politico debba essere un profession­ista con requisiti e capacità almeno pari all’idraulico, al falegname, al chirurgo o al pilota, visto che gli affidiamo le sorti della società in cui viviamo e quelle delle scuole, delle strade, dei servizi di trasporto, del controllo dell’economia, della difesa delle frontiere, della salute pubblica, e così via?

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