E Toninelli non rispose
Il commissario per la Torino-lione da settimane chiede un incontro Ma la risposta arriva soltanto dal sottosegretario del Carroccio
Non risponde alle lettere del commissario straordinario per la Torino-lione, Paolo Foietta. Ma il ministro Danilo Toninelli si consulta con gli esponenti No Tav.
«Gentile ministro, con la presente vorrei ribadire la mia completa disponibilità ad informarla, nelle modalità che lei riterrà opportune, in merito alle attività condotte nell’ambito del mio incarico». È il 6 giugno quando Paolo Foietta, commissario straordinario del governo per la Torino-lione, scrive a quelli che dovrebbero essere i suoi referenti. Il primo è ovviamente il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, dal quale dipende. La stessa lettera viene inviata a un altro destinatario, cambiata solo nell’intestazione, «Gentile sottosegretario alla Presidenza del Consiglio». La risposta di Giancarlo Giorgetti è immediata, tramite la sua segreteria fa sapere di essere non solo disponibile ma anche interessato a un incontro l’architetto che dal 2015 dirige l’osservatorio sulla linea ad alta velocità Torino-lione.
Nessuna notizia invece da Toninelli. Passano i giorni, scanditi dai suoi post su Facebook nei quali fa sapere di essere molto concentrato sullo studio dei dossier sui costi e sui benefici dell’opera. All’osservatorio si chiedono a quali studi possa rifarsi il ministro, visto che nessuno di essi proviene da fonti ufficiali. La struttura tecnica di missione sulle grandi opere, istituita dall’ex ministro Graziano Delrio all’interno delle Infrastrutture e incaricata proprio di queste valutazioni, è stata lasciata decadere. Era composta da alcuni tra i più importanti economisti italiani in materia di trasporti, ma dopo il cambio della guardia seguito alle elezioni, è stato spogliato di ogni competenza. L’unica persona incaricata in via ufficiosa di lavorare sul rapporto costi/benefici della Tav è il nuovo capo della segreteria tecnica, Dimitri Dello Buono, esperto di tecnologie e immagini satellitari.
La lettera al ministro viene reinviata per posta elettronica certificata una, due, tre volte ancora. Ma dal ministro non arriva nessuna risposta. Eppure ce ne sarebbero, di cose sulle quali discutere. Lo studio legale di Telt, l’azienda per metà francese e per metà italiana responsabile della realizzazione e della gestione della futura Tav, ha appena prodotto un parere che nel caso di un blocco unilaterale dei lavori sulla Torino-lione non esclude la possibilità di una messa in mora dell’italia, che verrebbe privata per un periodo di cinque anni dei finanziamenti europei sulle altre opere transfrontaliere non ancora in fase avanzata. E tra queste figura anche il raddoppio della linea ferroviaria del Brennero, progetto al quale la Lega tiene molto, anzi parecchio.
Lo scorso 17 luglio il povero Foietta scrive ancora a Toninelli. I toni si fanno più accorati. «Gentile ministro, con la presente vorrei rinnovarle la mia richiesta di incontro, che risulta, secondo me, quanto mai necessario». Il commissario di governo, che dovrebbe essere l’unico referente sulla Tav del ministro, non si capacita del silenzio che lo circonda. Chiede di poter fornire un quadro aggiornato degli studi, delle elaborazioni e delle attività fatte fino a quel momento, e di poter conoscere quali sono le reali intenzioni del governo.
Il ministro delle Infrastrutture non risponde all’osservatorio istituzionale, e non lo farà neppure stavolta. Nel frattempo, all’insaputa del suo diretto interlocutore, tiene riunioni tecniche sulla Tav come quella del 5 luglio, dove a intrattenere Dello Buono c’era una delegazione di esponenti dei Cinque stelle, tra i quali la consigliera regionale Francesca Frediani, pasdaran No Tav che chiede a gran voce la cacciata di Foietta, accompagnata da due docenti del Politecnico di Torino, da sempre contrari all’opera, membri del comitato per il No alla Tav creato dalla sindaca di Torino Chiara Appendino. Almeno all’osservatorio, dove sono consapevoli del fatto di avere le ore contate, hanno capito la provenienza dei numeri citati da Toninelli nei suoi scritti su Facebook, dove predica comunque terzietà. Arrivano dritti da un ente che ha tra i suoi esponenti anche alcuni tra più importanti ideologi del movimento No Tav. Come se Cappuccetto rosso chiedesse al lupo la strada per uscire dal bosco.
I vertici
Il ministro non calcola l’osservatorio istituzionale ma vede gli esperti No Tav