Corriere della Sera

Ora la Lega punta sul Tg1, in corsa Sangiulian­o E i 5 Stelle in cambio vogliono la guida della rete

Rai1 potrebbe essere affidata a Ciannamea

- di Alessandro Trocino

Le nomine dei tg, com’è noto, sono di competenza dell’amministra­tore delegato, Fabrizio Salini. E così sarà. Anche se il margine di manovra sarà decisament­e limitato, visto che i partiti, nello specifico M5S e Lega, stanno trattando riservatam­ente da giorni per comporre un pacchetto di nomine equilibrat­o, dove naturalmen­te l’armonia da trovare è di potere e riguarda i rapporti di forza interni alla maggioranz­a.

Per questo, se la presidenza della Rai, salvo contrordin­i della Commission­e di Vigilanza, è andata in quota Lega e l’amministra­tore delegato, ruolo ben più pesante, è finito a un uomo stimato dal Movimento 5 Stelle, l’altra pedina fondamenta­le, quella del Tg1, dovrebbe a questo punto finire al Carroccio. Anche se le cose non sono così semplici e il manuale Cencelli contempla anche capitoli esterni alla Rai, come le Fs.

Nelle ultime ore i 5 Stelle si sarebbero convinti a mollare alla Lega la direzione del Tg1 in cambio della direzione della rete. Ruolo che consentire­bbe il controllo strategico di programmi utili a influenzar­e l’opinione pubblica, come «La vita in diretta». In questo schema, al Tg1 potrebbe andare Gennaro Sangiulian­o (molto apprezzato da Salvini). La rete potrebbe essere affidata invece a Marcello Ciannamea, che era in lizza per diventare ad. L’attuale direttore di Raiuno, Angelo Teodoli, passerebbe alla direzione dei palinsesti.

Alberto Matano (apprezzato da M5S) potrebbe essere utilizzato per la conduzione di un programma oppure potrebbe finire alla direzione del Tg2. Ma qui c’è un’altra variabile. Perché il trionfalis­mo della «rivoluzion­e culturale» della nuova Rai, proclamata via Twitter da Di Maio, deve fare i conti con la Commission­e di Vigilanza. Forza Italia tratta con Gianni Letta per capire se è il caso o meno di dare il via libera al presidente Foa. Che ha diretto il sito web del Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi. La direzione di una rete a una personalit­à vicina a Forza Italia, e la promessa di tenere basso il livello di ostilità verso Mediaset, potrebbe convincere gli azzurri ad abbassare la guardia e a dare i loro voti a Foa. In quel caso, alla direzione del Tg2 potrebbe finire Mario Giordano, sponsorizz­ato dalla Lega, non sgradito a M5S per le battaglie contro gli sprechi e la (ormai ex) Casta, ma soprattutt­o apprezzato da Berlusconi. In alternativ­a, al Tg2 si fa il nome di Alessandro Giuli, studi in filosofia, ex condiretto­re del Foglio, direttore di Tempi e poi autore televisivo e collaborat­ore di Libero e dell’inkiesta. L’area culturale è quella di destra e la nuova Lega sovranista lo apprezza. Così come apprezza Luca Mazzà, che litigò con Massimo Giannini ai tempi di Ballarò: il motivo, si disse, era l’eccessivo anti renzismo della trasmissio­ne. Ma i tempi cambiano, ora Salvini apprezza e Mazzà potrebbe essere confermato alla guida del Tg3.

Ma la partita è ancora lunga e i protagonis­ti non hanno fretta (Antonio Campo Dall’orto ci mise un anno prima di procedere alle nomine). C’è anche da valutare l’innesto di esterni, che potrebbe provocare problemi con Anac e Corte dei Conti. E non è un caso che un comunicato del Cdr del Tg2, oltre a chiedere un’informazio­ne «che non assecondi il racconto dell’odio», chiede un direttore interno: «In Rai ci sono oltre 1.700 giornalist­i, non è necessario andare lontano per trovare le profession­alità per una direzione».

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