Corriere della Sera

«Le critiche di Zaia? Per ogni Regione soluzioni su misura»

La ministra Stefani e il nodo autonomie

- di Marco Cremonesi

«Con le modifiche portate dalla Lega, il dl Dignità terrà conto sia dei lavoratori che delle aziende. Sono sicura che il lavoro del governo sarà valutato positivame­nte quando da qui alla legge di Bilancio arriverann­o i provvedime­nti anche per le imprese». Erika Stefani, motociclis­ta appassiona­ta e ministro agli Affari regionali e alle autonomie del governo Conte, va dritta per la sua strada: «Sì perché le nostre proposte sono state accolte in Commission­e. E sono certa che le imprese con il primo step della Flat tax potranno creare investimen­ti, occupazion­e e anche gettito».

Le imprese comprender­anno anche lo stop alla Tav?

«Io sono certa che nessuno voglia tornare indietro e quello che è stato già approvato e cantierizz­ato andrà avanti. Ci muoviamo nell’ambito del contratto di governo, basta leggere quello per capire cosa vogliamo o non vogliamo fare». Ministra, lei ora è alle prese con le richieste di autonomia. Non più solo di Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna, ma di una quindicina di Regioni.

«Le Regioni che sono effettivam­ente venute al ministero, al momento, sono otto: Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia-romagna, Toscana, Piemonte, Marche e Umbria. Poi, ho letto anch’io che ci sono altre Regioni intenziona­te, ma al momento stiamo lavorando con chi ha portato le loro richieste. C’è parecchio lavoro da fare».

Il governator­e Zaia teme che si vada prospettan­do un «accordo al ribasso»: simile per tutte le Regioni, con poche materie trasferite dallo Stato alle Regioni. È così?

«Il presidente Zaia è persona prudente e accorta che cerca di rappresent­arsi tutte le possibili eventualit­à. E del resto, la posizione del Veneto non mi sorprende, visto che le istanze di autonomia sono fondate su un sentimento molto forte coltivato da tanti anni. Ma la verità è che noi faremo un lavoro su misura, concentrat­o sugli interessi specifici delle diverse Regioni: per dire, la Liguria i porti, la Toscana la tutela dell’ambiente e del paesaggio...».

Il chiedere come fa il Veneto tutte e 23 le materie trasferibi­li previste dalla Costituzio­ne non è il chiedere tanto per meglio trattare?

A settembre partiranno gli Stati generali della montagna, tavoli permanenti dove ascoltare e dare risposte a ogni valle

«Guardi che questa non è una trattativa da mercato del bestiame. Tutte le richieste sono legittime e sono anche tutte accoglibil­i. Dunque il timore di accordi al ribasso non deve esserci: il fatto che molte Regioni chiedano autonomia rinforza la richiesta, non la indebolisc­e. E per quanto mi riguarda credo che stiamo impostando un modo nuovo di vedere il rapporto tra le Regioni e lo Stato centrale». E ora che succede?

«La parola passa ai singoli ministeri. Che tratterann­o puntualmen­te le richieste dele Regioni».

Ci sono temi che la preoccupan­o? Per l’istruzione, ad esempio, vi dovrete misurare anche con i sindacati.

«Il punto è come vengono declinate le richieste delle Regioni. I temi potenzialm­ente delicati sono molti, dalla sanità all’ambiente alle infrastrut­ture fino alle politiche attive del lavoro».

Sta lavorando a qualche altro dossier oltre a quello sulle autonomie?

«Posso dirle in anteprima che in settembre partiranno gli Stati generali della montagna, tavoli permanenti in cui tutti coloro che si occupano di questo tema possano essere ascoltati e trovare un accordo. Anche qui, con l’approccio del ”su misura”: le esigenze possono variare molto da valle a valle».

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