«Le critiche di Zaia? Per ogni Regione soluzioni su misura»
La ministra Stefani e il nodo autonomie
«Con le modifiche portate dalla Lega, il dl Dignità terrà conto sia dei lavoratori che delle aziende. Sono sicura che il lavoro del governo sarà valutato positivamente quando da qui alla legge di Bilancio arriveranno i provvedimenti anche per le imprese». Erika Stefani, motociclista appassionata e ministro agli Affari regionali e alle autonomie del governo Conte, va dritta per la sua strada: «Sì perché le nostre proposte sono state accolte in Commissione. E sono certa che le imprese con il primo step della Flat tax potranno creare investimenti, occupazione e anche gettito».
Le imprese comprenderanno anche lo stop alla Tav?
«Io sono certa che nessuno voglia tornare indietro e quello che è stato già approvato e cantierizzato andrà avanti. Ci muoviamo nell’ambito del contratto di governo, basta leggere quello per capire cosa vogliamo o non vogliamo fare». Ministra, lei ora è alle prese con le richieste di autonomia. Non più solo di Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna, ma di una quindicina di Regioni.
«Le Regioni che sono effettivamente venute al ministero, al momento, sono otto: Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia-romagna, Toscana, Piemonte, Marche e Umbria. Poi, ho letto anch’io che ci sono altre Regioni intenzionate, ma al momento stiamo lavorando con chi ha portato le loro richieste. C’è parecchio lavoro da fare».
Il governatore Zaia teme che si vada prospettando un «accordo al ribasso»: simile per tutte le Regioni, con poche materie trasferite dallo Stato alle Regioni. È così?
«Il presidente Zaia è persona prudente e accorta che cerca di rappresentarsi tutte le possibili eventualità. E del resto, la posizione del Veneto non mi sorprende, visto che le istanze di autonomia sono fondate su un sentimento molto forte coltivato da tanti anni. Ma la verità è che noi faremo un lavoro su misura, concentrato sugli interessi specifici delle diverse Regioni: per dire, la Liguria i porti, la Toscana la tutela dell’ambiente e del paesaggio...».
Il chiedere come fa il Veneto tutte e 23 le materie trasferibili previste dalla Costituzione non è il chiedere tanto per meglio trattare?
A settembre partiranno gli Stati generali della montagna, tavoli permanenti dove ascoltare e dare risposte a ogni valle
«Guardi che questa non è una trattativa da mercato del bestiame. Tutte le richieste sono legittime e sono anche tutte accoglibili. Dunque il timore di accordi al ribasso non deve esserci: il fatto che molte Regioni chiedano autonomia rinforza la richiesta, non la indebolisce. E per quanto mi riguarda credo che stiamo impostando un modo nuovo di vedere il rapporto tra le Regioni e lo Stato centrale». E ora che succede?
«La parola passa ai singoli ministeri. Che tratteranno puntualmente le richieste dele Regioni».
Ci sono temi che la preoccupano? Per l’istruzione, ad esempio, vi dovrete misurare anche con i sindacati.
«Il punto è come vengono declinate le richieste delle Regioni. I temi potenzialmente delicati sono molti, dalla sanità all’ambiente alle infrastrutture fino alle politiche attive del lavoro».
Sta lavorando a qualche altro dossier oltre a quello sulle autonomie?
«Posso dirle in anteprima che in settembre partiranno gli Stati generali della montagna, tavoli permanenti in cui tutti coloro che si occupano di questo tema possano essere ascoltati e trovare un accordo. Anche qui, con l’approccio del ”su misura”: le esigenze possono variare molto da valle a valle».