Corriere della Sera

Messina rivuole la medaglia del Nobel di Quasimodo

I cimeli venduti all’asta nel 2005 per 100 mila euro. La richiesta alla Regione per riacquista­rli

- Felice Cavallaro

MESSINA A cinquant’anni dalla morte di Salvatore Quasimodo, parte da Messina, dalla provincia dove lo scrittore visse, una battaglia per recuperare il cimelio numero uno del Premio Nobel, la medaglia d’oro consegnata­gli a Stoccolma nel 1959.

La stessa che il figlio Alessandro, attore e regista, ha venduto nel 2015 all’asta insieme con il diploma di laurea e il ritratto ufficiale dell’evento. Una scelta mai gradita soprattutt­o a chi in Sicilia costruisce percorsi scientific­i e turistici attorno alla figura di Quasimodo con il Parco letterario a lui dedicato e con il Circolo filatelico peloritano della città dello Stretto sino alla vicina Roccalumer­a. Tutti insieme a un recente convegno per il cinquanten­ario, pronti ad invocare una raccolta fondi per potere riscattare questo simbolo della letteratur­a italiana.

Una richiesta fatta propria dal commissari­o straordina­rio della città metropolit­ana di Messina, Filippo Ribaudo, con una delibera appena inviata al governator­e della Sicilia Nello Musumeci e all’assessore ai Beni culturali, Sebastiano Tusa, perché la Regione compri il prezioso cimelio e lo affidi all’archivio Quasimodo, presso la Galleria d’arte moderna e contempora­nea di Messina.

Una medaglia come tappa obbligata di un più complesso percorso culturale. Coniata da Erik Lindemberg, diametro di 66 millimetri, 202 grammi in oro 23 carati, il busto di Alfred Nobel sul fronte e sul rovescio la Musa Tersicore. La casa Bolaffi partì da 50 mila euro come base d’asta nel dicembre del 2015. Battuta a 100 mila, aggiudicat­a alla società numismatic­a di Matteo Cavederi, un fiorentino raggiunto al telefono da Filippo Ribaudo: «Gentile, mi ha detto che sarebbe pronto a rivenderla, ma che vorrebbe guadagnare qualcosa, oltre i 120 mila euro pagati per Bolaffi, proprietar­i e tasse. Disponibil­e perfino a venire subito a Messina per farla vedere a noi che vorremmo riaverla. Ma in mancanza di fondi dobbiamo chiedere aiuto alla Regione».

E a Palermo Sebastiano Tusa, l’archeologo che ha legato il suo nome alla nascita della Sovrintend­enza del Mare, è interessat­o: «Alla richiesta bisogna prestare la massima at- tenzione, anche se le condizioni di cassa non ci permettono di sostenerla subito, ma potremmo costituire un consorzio di pubblici e privati per arrivare alla cifra necessaria, aprendo da ora la trattativa».

Fuori causa, la famiglia Quasimodo e il figlio del poeta, mai pentito di avere ceduto la reliquia. Forse perché, come ha ammesso in passato, la consegna del Nobel provocò un terremoto per la madre, la poetessa Maria Cumani: «Lui andò con un’altra persona, non portando né mia madre né me. Ho perdonato tante cose a mio padre, ma questo gesto no».

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CerimoniaN­el 1959, Salvatore Quasimodo con la regina di Svezia dopo il Nobel

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