Corriere della Sera

LE QUATTRO GUERRE DI PUTIN E I NOSTRI ECCESSI DI ZELO

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Caro Aldo, opinionist­i autorevoli oggi idolatrano Macron e disprezzan­o Putin. Affermare che per il bene dell’italia dobbiamo essere amici di Macron che ci combatte e nemici di Putin che è pronto a collaborar­e mi fa sorgere qualche dubbio. Che ne pensa? Roberto Bellia, Vermezzo Caro Roberto,

Non vedo in giro tutta questa simpatia per Macron. Trovo più interessan­te il dibattito su Putin. Non c’è dubbio che costruire un rapporto con il presidente russo sia nell’interesse nazionale; non a caso l’hanno fatto sia Berlusconi sia Prodi. Ma un conto è trattare con il più grande Paese del mondo, e tentare di attenuare gli effetti negativi delle sanzioni sulla nostra economia; un altro è fare di un’autocrazia un partner privilegia­to del nostro Paese, a costo di spaccare l’europa.

Putin ha consenso, non c’è dubbio. Puoi truccare le elezioni; ma non puoi costringer­e 80 mila russi ad applaudire un presidente allo stadio. All’inaugurazi­one del Mondiale 2014 i brasiliani contestaro­no Dilma Rousseff, che non a caso oggi non è più al suo posto; all’inaugurazi­one del Mondiale 2018 i russi hanno acclamato Putin. Il motivo è semplice. Dopo l’8 settembre sovietico, con il crollo dell’impero, i russi hanno vissuto una serie di umiliazion­i interne e internazio­nali. Un gruppo di finanzieri senza scrupoli, usciti dal Komsomol, l’organizzaz­ione giovanile comunista, si sono impossessa­ti dell’immenso patrimonio dello Stato, mentre il crollo del rublo azzerava i loro debiti. Il regime di Eltsin passava da uno scandalo all’altro, con una frenetica alternanza di governi e primi ministri. Putin, salito al potere nel 2000, ha stabilizza­to il Paese. Si è liberato degli oligarchi con mezzi poliziesch­i: la morte misteriosa in esilio di Berezovsky, l’arresto e la detenzione in Siberia di Khodorkovs­ky. Con i soldi di Berezovsky, l’ex agente del Kgb Livtinenko pubblicò un libro per sostenere che gli attentati degli integralis­ti ceceni erano organizzat­i dai servizi di Mosca; fu assassinat­o con il polonio. Anna Politkovsk­aja pagò con la vita il suo impegno per i diritti umani in Cecenia. Tuttavia la popolarità di Putin non ne ha risentito. L’esercito ha combattuto quattro guerre, su diversa scala — Cecenia, Georgia, Crimea e Donbass, Siria —, e le ha vinte, o comunque ha dato l’impression­e di farlo. Questo non fa di Putin un leader democratic­o; ma aiuta a capire perché la Russia — che una democrazia non è mai stata — si riconosce in lui. E quindi con lui l’italia deve fare i conti; senza eccessi di zelo, che Putin scambiereb­be (forse non a torto) con manifestaz­ioni di debolezza.

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