Le città ideali di Sharif
«Pianificazione» è la parola magica di Maimunah Mohd Sharif, direttrice del «Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani» (Un-habitat), l’agenzia dell’onu basata a Nairobi che promuove lo sviluppo sostenibile delle città. Si tratta di un lavoro, dice, che deve tenere conto di tutti i problemi esistenti «dal punto di vista sociale, economico, fisico e psicologico». «Ma le sue virtù sono dimostrate», ha detto in una intervista a El País. Virtù necessarie, certamente, per sconfiggere i mali delle megalopoli minacciate da sovrapopolazione, povertà, inquinamento: entro il 2030 sei abitanti del mondo su dieci risiederanno in aree urbane. «La pianificazione — insiste — genera sviluppo, ma lo sviluppo non genera pianificazione. Bisogna affidarsi a politiche inclusive».
Nata a Kuala Pilah, in Malesia, cinquantasette anni da compiere tra qualche giorno, Sharif ha studiato nell’istituto di Scienza e Tecnologia dell’università del Galles. Al suo ritorno in patria è stata sindaca dell’isola di Penang e presidente del Consiglio municipale di Seberang Perai. Nel dicembre 2017 ha preso il posto dello spagnolo Joan Closal al vertice di Un-habitat. Il solito «ente inutile» in un sistema, quello delle Nazioni Unite, quasi mortalmente ferito dai propri errori, dalla crisi del multilateralismo e anche dall’impotenza della diplomazia internazionale nell’epoca di Trump? Va detto che l’agenzia è finanziata con contributi volontari da governi, autorità locali, associazioni private. I suoi obiettivi non sono chiacchiere: uno dei principali è dimezzare entro il 2020 il numero delle persone che vivono nelle baraccopoli.
Le megalopoli, dicevamo. Ma tutte le città, anche le «nostre», cambiano volto se le periferie sono sempre più lontane dal centro, i nuovi arrivati non si integrano, la motorizzazione privata viene privilegiata e la speculazione incoraggia il turismo senza regole. Su questo ultimo punto la direttrice di Un-habitat è chiara: «Il turismo può aumentare crescita e produttività, ma è anche una sfida in termini di gestione». Ben detto. Lo scontro tra residenti e «visitatori» è diventato un fenomeno pericoloso. Bisogna invece pensare al futuro, proteggendo e garantendo i diritti. E serve anche passione. Se le viene chiesto quale sia il suo luogo preferito, Sharif risponde: «Sicuramente Penang».