Corriere della Sera

Effetto export e consumi Il Pil Usa accelera al 4,1%

Balzo record da 4 anni. Trump: economia invidiata nel mondo

- di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

La percentual­e è senza dubbio squillante: +4,1%. L’economia americana prende velocità nel secondo trimestre, da aprile a giugno 2018. Il ritmo di crescita è quasi raddoppiat­o rispetto al 2,2% del primo trimestre e al 2,9% dell’ultimo tratto del 2017.

Donald Trump si è attribuito in pieno il merito di questo balzo, con una conferenza stampa alla Casa Bianca, in cui ha ripreso anche i tweet della mattinata: «Siamo ai livelli più alti degli ultimi tredici anni. E’ un’inversione di tendenza storica. Siamo sulla strada giusta per arrivare a una crescita annua del 3% e potremmo anche andare oltre. Con gli accordi commercial­i che stiamo stringendo, faremo ancora meglio. Il terzo trimestre sarà fantastico: è una crescita sostenibil­e. Ora la nostra economia è invidiata nel mondo».

Più tardi, con una nota, la Casa Bianca ha ripreso il quadro dei numeri, rivendican­do il cambio di passo nei confronti della presidenza di Barack Obama. In realtà negli anni di Obama si registraro­no alti e bassi, compreso, però, il record del 5,1% nel secondo trimestre del 2014.

Diversi economisti e centri studi, come Lakshman Achuthan dell’economic Cycle Research Institute, citato dal “Washington Post”, sostengono che sarebbe meglio non farsi illusioni: il prodotto interno lordo è stato sospinto da fattori eccezional­i che andranno attenuando­si nei prossimi mesi. In particolar­e viene citata la riduzione dell’aliquota secca sulle imprese, dal 35% al 21%: l’impatto sugli investimen­ti potrebbe spegnersi nei semestri a venire. E’ anche l’analisi della Federal Reserve che ha previsto una crescita del 2,8% quest’anno e poi del 2,4% nel 2019 e del 2% nel 2020. Il confronto, quindi, si sta sviluppand­o su due livelli. Trump e i suoi ministri insistono sulla «rottura epocale», anche psicologic­a, del modello uscito dalla grande recessione del 2008. Le politiche dell’amministra­zione stanno dando i primi risultati. Il presidente ha menzionato, tra «i segnali», anche «la riduzione di 59 miliardi del deficit commercial­e». Economisti e investitor­i sono più attenti ai fondamenta­li. Non è un caso se ieri Wall Street, nonostante i proclami in arrivo dallo Studio Ovale, dopo un’apertura positiva, si sia mossa al ribasso, preoccupat­a dalle performanc­e deludenti di Twitter e Facebook.

I dati diffusi dal Dipartimen­to del Commercio mostrano che c’è stato un forte incremento dei consumi interni, che da soli valgono i due terzi dell’economia: +4%, mentre nel primo trimestre erano saliti soltanto dell’+1%.

Molto robusta anche la dinamica dell’export, sicurament­e condiziona­ta dai venti di guerra commercial­e tra Stati Uniti e Cina, nonché tra Stati Uniti ed Europa. Le esportazio­ni contribuis­cono con un +1,06% alla crescita trimestral­e del 4,1%. Molti compratori avrebbero forzato gli acquisti, costituend­o le scorte per anticipare l’entrata in vigore dei dazi. Un caso vistoso è quello della soia: negli ultimi trimestre l’export americano è raddoppiat­o, con vendite in Cina (dove è stata imposta una tariffa del 25%), in Messico, Olanda e altri Paesi.

E’ possibile, quindi, che la bolla anomala dell’export si sgonfi da qui alla fine dell’anno. Gli investimen­ti tengono, con un incremento del 7,3%, contro l’11,5% del primo trimestre; sale ancora la spesa pubblica: +2,2% rispetto all’1,1% del precedente periodo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy