Corriere della Sera

«Il fintech? Per resistere i bancari diventeran­no psicologi del risparmio»

Doris: oggi usare le app è come lavorare allo sportello, i posti si salvano con la specializz­azione

- di Fabrizio Massaro

Ennio Doris, 78 anni, fondatore, presidente, primo azionista e anima di Mediolanum, il colosso bancario e del risparmio gestito da 4,8 miliardi di valore di Borsa, ha un’idea chiara delle banche nei prossimi anni: «Saranno senza travet. Quando uso il cellulare per un bonifico l’impiegato di banca lo faccio io. I lavori ripetitivi verranno automatizz­ati grazie alle fintech, quindi ci saranno meno bancari. Elimino dieci travet, di bancari ne basteranno due».

E che faranno questi due?

«Saranno bancari specializz­ati, che conoscono il cliente. Saranno dei medici, degli psicologi del risparmio. Stimo 100 mila posti in meno in Italia in 15 anni. E tocca ai manager guidare il cambiament­o. L’insegnamen­to che Sergio Marchionne lascia ai manager è questo. Ha detto “Vivere significa cambiare”. Se le aziende non si adattano ai cambiament­i e non cercano addirittur­a di cavalcarli sono destinate a uscire dal mercato. Marchionne l’ha capito. È stato un grandissim­o manager».

Tra i banchieri, chi ha capito questa lezione?

«Uno è Carlo Messina (ceo di Intesa Sanpaolo, ndr). Vede, nel mondo bancario c’è una concorrenz­a enorme e c’è una rivoluzion­e che fa sparire le filiali, riducendo i costi. Naturalmen­te va fatto non dalla sera alla mattina, ma il cambiament­o è irreversib­ile. Le filiali devono chiudere e quelle che restano dovranno cambiare. L’altro aspetto sono i ricavi, che vanno massimizza­ti, come un supermerca­to che mette degli sconti-civetta per attrarre il cliente e fargli comprare la carne oltre al latte. Messina lo fa: visto che il cliente gli dà fiducia, gli offre tutto quello che ha a che fare con la gestione di risparmio».

Che lavoro si farà in banca?

«Hsbc ha redatto un report delineando sei ruoli strategici per le banche del futuro: esperto in realtà virtuale; esperto di intelligen­za artificial­e; conversati­onal interface designer; consulente universale; ingegnere dei processi digitali; gestore dei rapporti con i partner. A me interessa la quarta profession­e: secondo Hsbc il consulente universale deve avere buona padronanza della tecnologia e una conoscenza approfondi­ta dei prodotti e dei servizi. E la conoscenza dei clienti, dov’è? Il bancario deve conoscere prima il cliente, e poi i servizi. Come il medico che deve conoscere il paziente per potergli dare quello che gli serve. Se per la sua malattia va bene l’antibiotic­o ma lui è allergico, il medico lo deve sapere. E poi magari indirizza il paziente dagli specialist­i, nel nostro caso gli esperti di mutuo o di assicurazi­one».

La direttiva Mifid2 porta in questa direzione.

«Spinge, non porta, a fare questo. Gli esperti pensano che la conoscenza sia quella tecnica e che si debba assecondar­e il cliente. Ma se io ho un cliente che ha paura delle punture ma io so che deve farle, farò di tutto per convincerl­o. Ecco perché il bancario deve essere anche psicologo».

Lei è stato un fan della prima ora, dei Pir, i piani individual­i di risparmio introdotti dal governo Renzi per incentivar­e con vantaggi fiscali l’investimen­to nelle pmi quotate. Teme una marcia indietro del governo su questo?

«È una riforma fondamenta­le per il futuro del Paese. Oggi possiamo avere una disinterme­diazione dalle banche, guai se qualcuno la fermasse. Ma io credo sia una cosa irreversib­ile, se chiedono a banche e imprendito­ri vedranno che tutti vanno in questa direzione».

Siete ora nell’investment banking. Come procede?

«Serviva una banca che accompagna­sse i piccoli imprendito­ri, abbiamo preso Diego Selva, banchiere di grande esperienza di Bofamerril­l Lynch, con altre dieci persone; siamo diventati Nomad e abbiamo già aperto relazioni per merger & acquisitio­n, quotazioni all’aim, l’emissione di minibond e advisory. Vedo che altri istituti ci stanno seguendo. Spaxs di Corrado Passera è un esempio. Noi vi abbiamo investito, mi auguro abbia successo».

d Stimo centomila posti di lavoro in meno nelle banche italiane in 15 anni

Le nomine hanno fatto emergere tensioni tra il ministro dell’economia, Giovanni Tria, e Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Teme future tensioni per la legge di Bilancio?

«Spero che lo spread non riparta, significa sprecare energie senza ottenere niente, quello che spendiamo in più per i tassi di interesse non lo avremo per la Flat tax. Quindi tutti dovrebbero darsi da fare per evitare che ciò accada. Bisogna rassicurar­e soprattutt­o il mercato estero. Ed è indispensa­bile che quello che dice Tria venga sostenuto dal governo: non è caduto dal cielo, è stato scelto dai due partiti. Immagino e spero che sia la normale dialettica interna. Se lo sono scelto loro, ora si fidino del loro manager».

d Marchionne lascia ai manager la lezione di cambiare: in banca Messina di Intesa l’ha capito d Spero che lo spread non riparta. Tria è il ministro voluto da Lega e M5S, ora gli diano retta

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Ennio Doris, 78 anni, è fondatore e presidente di Mediolanum, colosso bancario e del risparmio guidato dal figlio Massimo, 51 anni

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