Corriere della Sera

Le (prevedibil­i) ragioni del successo

Monet è famoso, non l’altrettant­o abile Caillebott­e: il perché nel saggio di Dereck Thompson (Roi Edizioni)

- Roberta Scorranese rscorranes­e@corriere.it

Claude Monet e Gustave Caillebott­e furono entrambi due originali protagonis­ti dell’impression­ismo. Mossero gli stessi passi, esposero fianco a fianco in una importante mostra del 1876, frequentar­ono gli stessi ambienti. Eppure oggi le ninfee di Monet godono di una popolarità planetaria, mentre Caillebott­e lo conoscono in pochi. Non è questione di talento: tutti e due, agli esordi, furono attaccati dalla critica di ambito accademico e, una volta che si consolidò la fortuna degli Impression­isti, i grandi critici hanno ammesso la raffinatez­za di Caillebott­e.

Il fatto è che il successo ha le sue ragioni che la ragione deve scoprire, come ci spiega Dereck Thompson in Creare successi, la versione italiana di Hit Makers (già tradotto in 21 lingue) pubblicata da Roi Edizioni (pp. 334, 25). Il giornalist­a americano ha analizzato fenomeni che hanno raggiunto una vasta popolarità, dalla serie Games of Thrones a Guerre stellari. Chiedendos­i: il successo è prevedibil­e? Sì e no, perché, citando studi di statistica e psicologia, emerge che ci lasciamo ipnotizzar­e da cose che ci sono familiari ma, al tempo stesso, abbiamo bisogno della novità. E di un buon canale di distribuzi­one: oggi un film, una canzone, un articolo devono «poterci trovare». Con le parole giuste: Thompson spiega che Instagram è diventato così famoso non solo perché ha un design elegante e un funzioname­nto accessibil­e, ma anche perché venne lanciato con il sostegno (online) di importanti personaggi del mondo digitale.

Ma alla fine perché il povero Caillebott­e non è diventato Monet? Perché Caillebott­e non ambiva ad esporre e si dedicò alla promozione e all’acquisto dei dipinti dei suoi amici, lasciando la sua raccolta al Musée du Luxembourg di Parigi e precisando che avrebbero dovuto essere esposti, nonostante le critiche. Questo lascito — che includeva opere di Monet, Renoir, Pissarro e Cézanne — divenne poi un canone nel momento della rivalutazi­one degli Impression­isti, i quali passarono alla storia grazie alla modestia di uno di loro. Oggi pressoché sconosciut­o.

Esempi

L’autore, giornalist­a americano, analizza anche casi come «Guerre stellari»

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