La classifica Usa conferma la tendenza del grande schermo: 7 titoli su 8 riprendono vecchi successi I sequel senza fine
Il bis di «Mamma mia!», il terzo episodio di «Transylvania», i dinosauri: a Hollywood vince solo il cinema seriale
Hollywood ha perso la fantasia, altro che fabbrica dei sogni, è la fabbrica dei sogni già visti. L’ultima classifica degli incassi al cinema rende una disarmante fotografia: mancanza di originalità, zero idee, ispirazione riciclata, un selfie sempre davanti allo stesso monumento ma da angolazioni diverse (sai che colpo di scena). Sette dei primi otto film della top ten americana sono sequel, riformulazioni del già prodotto. Buona la prima (idea), si continua a reiterarla, la carica dell’eterno ritorno del già visto in veste nuova.
In testa alla classifica c’è Denzel Washington e il suo The Equalizer 2, che già dal numero indica un sequel, peraltro non di un soggetto inedito perché si tratta dell’adattamento della serie tv anni 80 Un giustiziere a New York. A seguire Maryl Streep che ripete se stessa: Mamma Mia! Ci risiamo con in sottofondo (aridaje) le musiche degli Abba. Anche i cartoni animati colpiscono a più riprese, così ecco Hotel Transylvania (capitolo numero 3) e Gli Incredibili (capitolo 2). In mezzo (in quarta posizione) si rivede Ant-man and the Wasp: se al primo giro l’uomo formica dei fumetti agiva in solitario, adesso si fa accompagnare da un’altrettanto supereroica vespa. Ammesso che sia originale la trama di Skyscraper con Dwayne Johnson intrappolato con un gruppo di terroristi in un grattacielo, l’idea di déjà vu si riaffaccia come ti guardi ogni mattina davanti allo specchio con Jurassic World: il regno distrutto. Ancora dinosauri: un franchise multimilionario composto da due romanzi, cinque film, una saga di videogiochi, una miniserie a fumetti e un parco a tema. Non inganni il titolo di La prima notte del giudizio: non è un inedito come potrebbe far pensare l’aggettivo numerale ordinale, ma semplicemente un prequel.
Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film, analizza così il fenomeno: «La tendenza americana è chiara, in Usa producono film con investimenti enormi e quando una pellicola ha grande successo sono inevitabilmente “costretti” a prolungare la storia, a reiterare il successo». Anche l’italia non è immune dal capitolo secondo: «Il tema dei remake è stato centrale nel nostro utimo listino: Ti presento Sofia è un’idea argentina, Bugiardi è francese, Domani è un altro giorno è un’intuizione spagnola. Per noi la cosa più difficile è la valutazione e la selezione delle storie, ogni anno analizziamo 1.200 progetti. Penso che idee e creatività ci siano, manca il mestiere della scrittura cinematografica, che ha regole ben definite e diverse dalla scrittura in generale». Investire su quello che ha già funzionato non è una scorciatoia produttiva per andare sul sicuro? «No, perché il rischio c’è sempre, non c’è mai la certezza che una cosa che ha funzionato in un Paese possa essere copiata e incollata in un altro, in questo senso l’adattamento della sceneggiatura è fondamentale».
Secondo Paolo Genovese il circolo vizioso plasticamente reso dall’ultima classifica americana interessa tutta la cinematografia: «Questa mancanza di originalità che domina il mercato è un segno dei tempi. La gran parte dei film ormai nasce da sequel, adattamenti di romanzi o pièce teatrali, remake, in sostanza da idee derivate». Il sequel però è un po’ più originale degli altri, secondo il regista di Immaturi e Perfetti sconosciuti: «A parte i film che partono a tavolino con l’idea della saga, tipo Harry Potter, molti sequel nascono dal pubblico, sono gli spettatori che decretando il successo di una pellicola ne “chiedono” la continuazione. A me è successo con Immaturi, scelsi di fare il seguito perché avevo altre cose da dire, non avevo esaurito tutto nel primo capitolo. Nel caso di Perfetti sconosciuti invece ho fatto una scelta diversa, non avevo più niente da raccontare e ho lasciato perdere. L’errore più grande è insistere solo perché accecati dal riverbero (anche economico) di un film precedente».
In America sono «costretti» dagli incassi a reiterare i successi In Italia è centrale il tema dei remake Letta (Medusa)
Ho rifiutato il seguito di «Perfetti sconosciuti»: se non si ha nulla da dire è sbagliato rincorrere il pubblico Il regista Genovese