Rinaldo di Händel: lotta tra bande di cantanti pop-rock
Luisi sul podio, rilettura del regista Sangati Cristiani e musulmani trasformati in star
L a conquista di Gerusalemme diventa la conquista del successo musicale che oppone due icone pop rock degli Anni 80: da una parte la «musulmana» Cher, dall’altra il «cristiano» Freddie Mercury. In questa storia andiamo ben oltre il «che c’azzecca» di Antonio Di Pietro. E il regista Giorgio Sangati, 36 anni, allievo di Luca Ronconi di cui fu assistente fino alla morte rischia metaforicamente le manette nel suo «spudorato» allestimento del Rinaldo di Händel, al debutto domani al Festival di Martina Franca.
I due protagonisti diventano Freddie Mercury al posto di Rinaldo (ruolo en travesti affidato a Teresa Iervolino) e Cher al posto della maga Armida (Carmela Remigio). Sangati, come ha reagito il direttore Fabio Luisi? «È abbastanza spaventato, ma poi ha capito le nostre reali intenzioni». E che reazioni si aspetta dal pubblico? «Di stupore, spero».
Nel campo di battaglia tra cristiani e musulmani si sfidano due fazioni: i cantanti pop («cristiani con una visione più razionale dell’amore»), e i rocker più spinti («musulmani travolti da impulsi irresistibili»). I costumi dei personaggi sono «autentici». La giacca di Mercury è gialla, pantaloni bianchi con la riga rossa, tee-shirt. Ma la foggia è settecentesca. Stesso discorso per Cher, abito lungo con parti scoperte, guanti neri, copricapo di piume, decori in metallo. In fondo sono costumi «barocchi», per un’operazione che persegue una qualche ● ● linea di fedeltà. Questa è la versione napoletana del Rinaldo, in prima ripresa mondiale dal debutto del 1718. La partitura venne trafugata dal castrato Nicolò Grimaldi, che la fece adattare sulla sua voce e la portò con sé nella sua Napoli. Qui intervenne sulla musica Leonardo Leo con altri compositori locali, realizzando quello che in gergo si definisce un pasticcio: un’opera scritta in parte ex novo; rimane di Händel al 70 percento, assemblando brani già famosi. Il manoscritto fu ritrovato fortuitamente nel 2012, in un castello di nobili inglesi. Nell’originale londinese del 1711 gli infedeli si convertono.
Ci sono due personaggi buffi (aggiunti nella versione napoletana, ruoli di mera recitazione) che decidono di non tornare nei rispettivi campi religiosi, ma fuggono insieme per amore. Conflitto di cuore, non di fede.
«A un tratto sembra una sceneggiata napoletana», dice il regista che torna sulla fedeltà: «Questa versione è una gara di bravura fra cantanti dove si inseriscono le cosiddette arie di baule (cavalli di battaglia), oppure arie rubate dal castrato Grimaldi ad altri personaggi. Dunque ci sta la divisione fra talenti del rock». La scena fa intravedere le mura di Gerusalemme che si aprono, il libretto (mutuato dal Tasso) parla di luogo di delizia, mare placido, orrida montagna, ed ecco zombie alla maniera di Thriller di Michael Jackson». La «maraviglia» barocca come un pazzo luna park rock. «Volevamo icone riconoscibili, che hanno fatto del virtuosismo e della contaminazione la loro bandiera». E poi i comprimari. I cristiani: Goffredo, capo della spedizione in Terra Santa, «è» Elton John, giacca con stelle cucite sul bavero e occhialoni; Eustazio, fratello di Goffredo, «è» David Bowie, capelli sulla nuca, fulmine spennellato sul viso come nel travestimento di Aladdin Sane. I musulmani: Almirena, promessa sposa di Rinaldo, «è» Madonna stile Like a Virgin, catene e crocifissi; Argante, compagno di Armida, ha il look dei Kiss, trucco marcato, nero corvino ovunque. Mica ci si poteva dimenticare dei due personaggi buffi aggiunti nella versione napoletana: nella fuga d’amore, «saranno» Caparezza e Dolcenera. Pollice giù o pollice su? Debutto a Martina Franca Cher al posto della maga Armida (Carmela Remigio) e Freddie Mercury al posto di Rinaldo (Teresa Iervolino)