Corriere della Sera

Thomas scavalla anche il Tourmalet Primi applausi per Froome battuto

L’ultima tappa pirenaica a Roglic, oggi crono individual­e ma i giochi sembrano fatti

- Marco Bonarrigo

LARUNS Nemmeno il vecchio e caro Col du Tourmalet — quello che nel 1910 Octave Lapize valicò spingendo la bici a piedi e dando degli assassini agli organizzat­ori per la fatica immane — riesce a cambiare il corso di un Tour passato da veleni e cadute a una rassegnata routine agonistica. Geraint Thomas affronta l’ultima tappa pirenaica con la stessa serenità di quando pedala sui rulli per defaticare. La sua Sky neutralizz­a l’unico attacco in montagna (una fuga di Landa e Bardet proprio sul Tourmalet) lasciandol­o a bagnomaria per un’ora e poi trovando la Lotto Jumbo come alleata per neutralizz­arlo. Chris Froome cede lo scettro al collega gallese con signorilit­à e, forse, anche un pizzico di sollievo.

Nella penultima salita, staccato, il keniano bianco rimedia i primi applausi di tre settimane nerissime: l’onore ai vinti, specie se pedalano a vuoto e col viso contratto dal dolore, non lo nega nemmeno il tifoso più cinico. L’unico brivido sulla discesa finale dall’aubisque: per installars­i al terzo posto in classifica generale, lo sloveno Roglic prende più rischi di quando saltava con gli sci (e stando a Dumoulin, furibondo, anche la scia di una moto) ma atterra indenne e centra la vittoria di tappa. E così il Tour più duro e con meno cronometro dei tempi moderni arriva oggi alla prova individual­e con un ex pistard saldamente in maglia gialla e tre specialist­i del «tic tac», racchiusi in un fazzoletto a contenders­i gli altri due gradini del podio: Dumoulin (a 2’05”), Roglic (a 2’24”) e Froome a 2’37”.

Quintana che annaspa nelle retrovie è il segno dei tempi che cambiano: nei primi 15 della classifica gli scalatori puri sono soltanto tre e hanno distacchi pesanti. Il Tour è monopolizz­ato dai cronoman-mutanti, tipini di almeno un metro e 80, cavallo alto, magri da far paura. Capaci ieri di divorare 1600 metri di dislivello l’ora su tre grandi colli e, oggi, di chiudere a velocità motociclis­tiche la cronometro basca.

Thomas non ammette di aver già vinto («La tappa di oggi è molto dura, i miei avversari tutti specialist­i») e ringrazia per la centesima volta la squadra, davvero decisiva. Anche ieri Sky ha schierato i suoi gregari in testa, a pilotare il gruppo, nella sequenza programmat­a: primo Rowe il passista, ultimo Bernal, nuovo dio colombiano delle montagne.

Tra i battuti Dumoulin è l’unico che può recriminar­e: oltre al Giro d’italia (e che Giro) nelle gambe e al supporto di una squadra modesta, nel suo ritardo da Thomas ci sono 50 secondi persi per incidente meccanico, 20 di penalizzaz­ione, 23 di mancati abbuoni. È lui, non Froome, l’unico vicino alla clamorosa doppietta Giro/tour. Oggi l’olandese dovrebbe ridurre ancora il distacco e consolidar­e il suo secondo posto. Più intrigante la lotta tra Roglic e Froome per il terzo, con lo sloveno che ogni volta esibisce nuove qualità: prima solo cronoman, poi scalatore, ora uomo da grandi giri e in più discesista superbo. Ha 28 anni e per molti osservator­i saranno lui e Bernal a giocarsi i Tour del prossimo futuro.

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 ??  ?? Protagonis­ti Sotto, la maglia gialla del Tour, il gallese Geraint Thomas, protetto dai compagni di squadra. A sinistra, il vincitore di tappa, lo sloveno Primoz Roglic e, a destra, lo sconfitto: Chris Froome (Epa, Afp)
Protagonis­ti Sotto, la maglia gialla del Tour, il gallese Geraint Thomas, protetto dai compagni di squadra. A sinistra, il vincitore di tappa, lo sloveno Primoz Roglic e, a destra, lo sconfitto: Chris Froome (Epa, Afp)
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