Corriere della Sera

Un Pd federale? A Bologna ci pensano Martina apre: al Nord può essere utile

Dibattito in Emilia-romagna sulle Regionali 2019. «Non possiamo aspettare Roma»

- Beppe Persichell­a

BOLOGNA Ora che la Lega si è fatta nazionale, per arginarla il Pd vuole diventare federale. Non c’è un’unica strada, ma quella che ha indicato Elisabetta Gualmini, vice presidente dell’emilia-romagna, è la più audace. D’altronde è lei stessa alla ricerca di uno «choc positivo», perché da quelle parti l’anno prossimo si vota.

Per ridare appeal a un Pd in caduta l’idea è creare «una filiale autonoma del partito regionale se pur collegato a quello nazionale». Perché, dice, «non ci possiamo permettere l’immobilism­o di Roma, non possiamo rassegnarc­i a una fase di rassegnazi­one». E mettendo ancor di più il dito nella piaga, «dobbiamo rendere chiaro agli elettori che noi siamo stati più virtuosi».

I modelli non mancano, indica la politologa, «c’è quello del partito socialista catalano e quello della Csu della Baviera». Ma c’è un problema non irrilevant­e, le fa notare il deputato ferrarese Luigi Marattin, già consiglier­e economico di Matteo Renzi a Palazzo Chigi. «Di solito — osserva — un partito regionale chiede di staccarsi quando va meglio di quello nazionale. Non mi pare sia questo il caso». Il riferiment­o è alle ultime politiche che per la prima volta non hanno visto il Pd confermars­i primo partito in Emilia-romagna a scapito, seppur di un soffio, del M5S. Non è un pensiero isolato quello di Marattin, la proposta della Gualmini sta dividendo il partito regionale, che deve ancora capire se il governator­e Stefano Bonaccini tenterà il bis l’anno prossimo o cercherà di diventare il nuovo leader del Pd. «Per le Regionali, la sua è una candidatur­a forte e insostitui­bile», ha detto il segretario nazionale Maurizio Martina. I due si sono incontrati ieri sul palco della Festa dell’unità di Brescia per parlare di una via federalist­a più soft per il Pd. Un coordiname­nto delle segreterie regionali del Nord, una sorta di «Lega rossa» che risponda colpo su colpo, senza passare da Roma, all’avversario in camicia verde su temi come infrastrut­ture, autonomia regionale, imprese e lavoro.

Il primo a parlarne è stato proprio il segretario regionale dell’emilia-romagna Paolo Calvano, ma la sua proposta non è rimasta isolata. «Può essere utile per andare all’attacco delle politiche contro il Nord di questo governo», il via libera di Martina. Che sul palco di Brescia si è chiesto: «Perché i vincenti della globalizza­zione non ci hanno votato nemmeno qui che abbiamo fatto l’industria 4.0?». Quindi la nuova carta è questo asse del Nord che convince anche gli altri segretari regionali.

«Dobbiamo fare saltar fuori le contraddiz­ioni della Lega», sostiene il lombardo Alessandro Alfieri. «Ci sarà un tavolo dei consiglier­i regionali Pd del Nord e uno dei segretari regionali», si spinge avanti il segretario veneto Alessandro Bisato. Nelle prossime settimane l’idea verrà testata tra il popolo delle Feste dell’unità. «Poi a settembre — promette Alfieri — comincerem­o a fare sul serio».

«Asse anti Lega»

Il segretario propone un coordiname­nto del partito al Nord per contrastar­e la Lega

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