Corriere della Sera

«Dobbiamo prepararci a ondate più lunghe e tre volte più intense»

L’esperto: il clima cambia in fretta, l’uomo no

- Di Paolo Virtuani @Pvirtus

L’ondata di calore che nelle ultime settimane ha investito le alte latitudini dell’emisfero nord va interpreta­ta come un’anomalia o dobbiamo iniziare a pensare che siamo nella fase iniziale della «nuova normalità»? «La situazione attuale si sovrappone quasi perfettame­nte con la simulazion­e climatica che noi chiamiamo Rcp8.5, che ipotizza lo scenario più negativo», spiega Gianmaria Sannino, climatolog­o e responsabi­le del laboratori­o di modellisti­ca climatica dell’enea.

Perché il caldo attuale ha investito l’europa del Nord e le aree artiche?

«Le temperatur­e più alte fanno fondere i ghiacci polari. Se manca il ghiaccio che riflette i raggi solari, il mare — che è più scuro — assorbe una maggiore quantità di calore. Il risultato è che la stagione successiva dev’essere più fredda della precedente solo per riformare la stessa superficie ghiacciata. È un meccanismo che si autoalimen­ta (“feedback”) e che porterà allo scioglimen­to totale in estate della calotta polare anche prima del previsto».

Dipende tutto dallo scioglimen­to dei ghiacci artici, la cui superficie massima è scesa di oltre 1,16 milioni di chilometri quadrati rispetto alla media dei decenni scorsi?

«La situazione è molto più complessa e coinvolge diversi fattori. Il riscaldame­nto dell’area polare fa diminuire la differenza di temperatur­a tra tropici e artico. Ciò indebolisc­e la corrente a getto circumpola­re, una sorta di nastro di aria che soffia ad alta velocità da ovest verso est a circa 10 chilometri di altezza. Il flusso di questa corrente, però, non è lineare ma si piega come i meandri di un fiume. Se la velocità rallenta, le “anse” al posto di scorrere in avanti restano stazionari­e sopra una regione facendo affluire aria più calda dalle basse latitudini. Si stabilizza­no zone di alta pressione con precipitaz­ioni scarse o nulle. Ecco perché da settimane la Scandinavi­a, l’inghilterr­a e il nord della Germania stanno registrand­o temperatur­e che sfiorano o superano i 30 gradi».

Questi fenomeni sono già avvenuti in passato?

«Una situazione analoga si è verificata in Russia nel 2010, quando per settimane la colonnina di mercurio rimase fissa sopra i 40 gradi. Se prima si pensava che si trattasse di un fatto eccezional­e, che poteva verificars­i una volta ogni mille anni, le simulazion­i climatiche che eseguiamo in base ai dati registrati indicano che entro la fine del XXI secolo questa sarà la nuova normalità. Quello che osserviamo oggi non è altro che una finestra sul futuro».

Cosa possiamo fare?

«Dobbiamo agire in fretta, come indicato negli Accordi di Parigi sul clima, e diminuire drasticame­nte la CO2 e gli altri gas a effetto serra che immettiamo in atmosfera. Purtroppo stiamo facendo troppo poco e molto lentamente, mentre il clima si modifica con rapidità. Non siamo messi bene, ma non siamo ancora

Il problema dei Poli

Le alte temperatur­e fanno fondere i ghiacci; senza questi a riflettere i raggi solari il mare assorbe ancora più calore e il meccanismo si autoalimen­ta

Le scelte politiche Dobbiamo agire in fretta e diminuire drasticame­nte le emissioni di anidride carbonica. Anche la Casa Bianca di Trump ormai ne è consapevol­e

in un vicolo cieco: si può intervenir­e con provvedime­nti politici ed economici coraggiosi e collettivi».

Quali sono le conseguenz­e per le regioni mediterran­ee e l’italia in particolar­e?

«Nella scorsa estate siamo stati investiti da un’ondata di calore lunga e persistent­e con tassi di umidità altissimi. Quest’anno è andata complessiv­amente meglio, anche se la prossima settimana si sfiorerann­o i 40 gradi. Ma per giudicare il clima non ci si deve basare sulle sensazioni che viviamo giorno per giorno. Il rischio è che a fine secolo le ondate di calore nel Mediterran­eo possano diventare tre volte più intense e più lunghe di oggi».

Per quale motivo?

«Il mare è il motore del clima a lungo termine. Tra febbraio e marzo le acque superficia­li delle zone più fredde del Mediterran­eo affondano portando in profondità calore e ossigeno. Negli scenari futuri, se il mare si riscalda, questo scambio tenderà a ridursi. Con spiacevoli conseguenz­e per tutte le regioni circostant­i in termini di caldo soffocante ed eventi estremi come bombe d’acqua e alluvioni».

I cambiament­i climatici in atto hanno cause umane?

«Non ci sono più dubbi. Persino gli Stati Uniti, con l’avvallo della Casa Bianca di Donald Trump, lo scorso anno hanno dovuto ammettere nel rapporto National Climate Assessment che il global warming è imputabile alle attività umane con una certezza compresa tra il 95 e il 100 per cento».

 ??  ??
 ??  ?? Chi è Gianmaria Sannino, 48 anni, è un climatolog­o e dal 2015 è il responsabi­le del laboratori­o di modellisti­ca climatica e impatti dell’enea
Chi è Gianmaria Sannino, 48 anni, è un climatolog­o e dal 2015 è il responsabi­le del laboratori­o di modellisti­ca climatica e impatti dell’enea
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy