Corriere della Sera

«In Regione rapporti fruttuosi Non si può trasferire qui la questione della tv pubblica»

Fontana: il governo? Ingeneroso giudicare dopo due mesi

- di Marco Cremonesi

Presidente, Forza Italia minaccia sfracelli sulla nomina a presidente Rai di Marcello Foa. È un temporale che può far grandinare anche in Lombardia?

«Da noi il rapporto tra Lega e FI è antico e, credo proprio di poterlo dire, fruttuoso. Non credo si possa trasferire sulla Regione una questione come quella». Attilio Fontana è il governator­e della Lombardia, già sindaco di Varese e leghista da anni immemorabi­li.

Ma il governo legastella­to non sta imboccando una strada scivolosa?

«Non capisco bene di che cosa lei stia parlando».

Non teme che le prime mosse del governo non vadano esattament­e nel senso delle aspettativ­e dell’elettorato lombardo?

«Per ora, credo proprio di no. Anzi, credo siano state fatte cose positive e proprio nella direzione che l’elettorato leghista e di centrodest­ra si attendeva. Abbiamo recuperato credibilit­à in Europa ponendo i temi come mai erano stati posti fino a questo momento, sull’immigrazio­ne si è dato il segnale chiaro che una certa musica è cambiata anche perché così non poteva durare, si è finalmente incomincia­to a mettere mano alle occupazion­i abusive. Persino al commercio abusivo sulle spiagge. Direi che in due mesi il bilancio non è affatto male. Perché è di questo che stiamo parlando: due mesi».

Il riferiment­o era soprattutt­o

Le modifiche

«Sul decreto Dignità si è visto che l’esecutivo parte da un'idea ma è in grado di modificarl­a»

Le infrastrut­ture

a provvedime­nti come il decreto Dignità, che ha messo in allarme una parte significat­iva delle imprese non soltanto lombarde.

«Credo che, prima di fare qualsiasi valutazion­e, sarebbe necessario attendere il lavoro delle commission­i parlamenta­ri. Solo a quel punto sapremo. Anche se, per esempio, il regime dei voucher è già stato cambiato per venire incontro alle imprese con picchi di lavoro stagionale. Il che significa che questo governo parte da un’idea, ma poi è in grado di integrarla e modificarl­a. Come dicevano i latini? Sapientis est mutare consilium».

«Mettere in discussion­e la Tav non è chiudere Noi, di certo, siamo per le infrastrut­ture»

Però, la tendenza a rimettere il pubblico anche in ambiti da cui sembrava essere uscito esiste. O no?

«E perché? Ripeto: questo governo è al lavoro da due mesi. Sarebbe ingeneroso leggerne l’iniziativa in così poco tempo, fino a qualche anno fa la luna di miele per i nuovi governi era di almeno cento giorni. Faccio un esempio: le imprese a breve potranno contare sulla semplifica­zione della flat tax. Che consentirà loro anche di risparmiar­e risorse da destinare agli investimen­ti. Insomma: tempo al tempo. Anche la più sublime opera d’arte non ci sarebbe parsa tale se l’avessimo giudicata dalle primissime pennellate».

Il mettere in discussion­e la Tav sarà apprezzato dai suoi elettori?

«Il mettere in discussion­e non è chiudere. Non è dire basta. Noi, certamente, siamo a favore delle infrastrut­ture, di tutte quelle opere che possano metterci nelle condizioni di competere almeno alla pari con i nostri concorrent­i. Ma il ridiscuter­e un’opera può portarci a realizzarl­a in modo ancora più efficace rispetto a questo obiettivo».

Lei stava per separare le Ferrovie Nord lombarde dalle Ferrovie dello Stato. Ora, i 5 Stelle vogliono tornare indietro. Non è neo centralism­o?

«Ma no. Anche di questo si discute. È chiaro che guarderò con grande attenzione le proposte concrete che possono venire per superare le emergenze del trasporto locale. Ci siederemo intorno al tavolo e, senza preclusion­i, potremo discutere e decidere della miglior governance possibile per la Lombardia e per Trenitalia. A me, rivendico il merito di aver smosso la situazione».

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