Trump a Conte: andate avanti sulla Tap E l’italia ottiene l’appoggio per la Libia
Il politologo Kupchan: quest’america vuole dividere l’europa
Trump riceve Conte. «Siamo due outsider — ha detto Donald — due governi del cambiamento. E sulla questione immigrazione ha aggiunto: «L’italia ok sui confini, l’europa dovrebbe seguirne l’esempio». Il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto la leadership italiana in Libia e ha invitato Conte ad andare avanti sulla Tap, il gasdotto pugliese.
«Il nuovo governo italiano è un terremoto politico per l’europa. Non sorprende, quindi, che Donald Trump accolga con grande calore il premier di una coalizione che sembra seguire la rotta populista da lui tracciata. Detto questo, sono curioso di vedere all’atto pratico cosa nascerà dalle intese sulla Libia e da quelle, annunciate dopo l’incontro con Juncker e ribadite ieri con Conte, per il rilancio dei rapporti commerciali Usa-ue con relativo azzeramento delle barriere: l’america sta riducendo, non aumentando il suo impegno nel Mediterraneo e in altre parti del mondo. E sul commercio ho toccato con mano per anni che, quando dalle dichiarazioni di buon volontà si passa ai problemi concreti, ai vari dossier, si blocca tutto».
Che Charlie Kupchan sia critico col nuovo corso politico negli Usa e in Italia non sorprende, visto che questo grande esperto di affari internazionali è stato per anni alla Casa Bianca come consigliere del presidente Obama per l’europa. Ma l’accademico era stato chiamato dal presidente proprio per la sua profonda conoscenza del Vecchio continente e ora Kupchan è tornato a studiare le dinamiche interne alla Ue per il Council on Foreign Relations.
Trump ha promesso aiuto e riconosciuto la leadership italiana nella stabilizzazione della Libia ed altre aree nordafricane e del Mediterraneo. Gli Usa hanno promesso un ruolo attivo nella conferenza internazionale di Roma in autunno. Non è un successo per Conte?
«Certo, ma sul piano militare mi chiedo quale cooperazione aggiuntiva ci possa essere, oltre a quella antiterrorismo e di sorveglianza già offerta da Obama. Gli Usa di Trump saranno più interventisti in quest’area? Non lo credo: non vedo alcun nuovo impegno strategico nel Mediterraneo. Solo la volontà di ridurre la presenza, dall’iraq all’afghanistan. Quanto al sostegno politico, è di certo rilevante, ma riflette la volontà di premiare un partner che fa una politica simile a quella trumpiana, ma-
gari indebolendo l’asse di due Paesi, Francia e Germania, nei quali le forze centriste tengono ancora».
Un Trump ostile nei confronti della Ue nonostante il buon esito dell’incontro con Juncker?
«È positivo che non ci siano state rotture, ma parlare di accordo mi pare fuori luogo: i dazi rimangono e Trump continua a parlare della Ue come di un’entità che si è approfittata per anni degli Stati Uniti. Azzeramento delle barriere? Vedremo: quando ce ne siamo occupati noi, con Obama, abbiamo trovato ostacoli insormontabili che hanno bloccato il negoziato Ttip. E noi eravamo ben più flessibili del governo attuale».
Che, però, vanta di aver ottenuto quello che Obama non era riuscito ad avere: più contributi degli europei alle spese militari della Nato e l’impegno di Bruxelles a im-
portare più servizi, prodotti agricoli ed energia degli Usa.
«La questione del maggior contributo economico europeo alla Nato era stata già posta da Obama. È stato lui a fare l’accordo che impegna tutti a far salire le spese militari al 2% del Pil. La durezza di Trump è servita ad accelerare i processi, certo, ma il costo sarà alto: un’ondata mondiale di antiamericanismo».
Torniamo all’europa e all’italia. Il clima sembra comunque migliorato. Soprattutto col nostro Paese. Certo, Conte ha dovuto promettere di importare di più dagli Usa e di rivedere lo stop italiano al Tap, il gasdotto trans-anatolico. Ma Trump, pur chiedendo una correzione del deficit commerciale di 31 miliardi di dollari accusato dagli Usa nei confronti dell’italia, ha ammesso che i prodotti del nostro Paese sono eccellenti e che lui ne possiede molti.
«Parole incoraggianti. Ma l’italia piace a Trump perché, dopo le svolte in Paesi come l’ungheria o la Polonia, è il primo Paese-guida dell’europa ad abbracciare la rivoluzione sovranista. Secondo me, Trump condivide in pieno la strategia di Steve Bannon che vuole creare un’alleanza transatlantica di governi populisti. Valori tradizionali, no agli immigrati, forze guidate da cristiani bianchi. Vedo un’italia più amica di Trump ma anche più isolata in Europa. Ma non escludo, come avvenuto in Grecia, un periodo di assestamento più centrista dopo la prima fase radicale».