Corriere della Sera

L’onestà e la realtà, a lezione dalle api

Cosa ci insegna la vita delle piccole creature: cercando la purezza si resta immobili

- di Susanna Tamaro

La lezione politica delle api. In questi tempi in cui ci sembra di navigare su una barca sballottat­a dalle onde, l’esempio di democrazia delle api potrebbe forse aiutarci a mettere al centro il peso della zavorra e riprendere una navigazion­e più stabile. Quello che sembra mancare in molte proposte di questi giorni è il principio di realtà, e l’unica soluzione possibile per risolvere i mali è l’onestà.

Nei momenti di quiete estiva mi dedico alle letture a lungo rimandate. Così ho preso in mano La democrazia delle api di Thomas D. Seeley, (edizioni Montaonda, 2017) e la sua lettura ha stimolato alcune riflession­i sulla realtà che stiamo vivendo. Questo libro insolito e appassiona­nte ci svela il modo in cui le api trovano casa nel momento in cui hanno deciso di sciamare. Ogni primavera infatti la vecchia regina, con una parte della sua corte, lascia il suo regno per fondarne uno nuovo. Una volta presa la decisione, le api letteralme­nte esplodono fuori dall’arnia per raccoglier­si in una grande palla ronzante appesa a qualche albero poco distante, da dove, in un tempo compreso tra pochi minuti e giornate intere, spiccheran­no il volo verso la loro nuova dimora.

Come prendono il volo

Spesso, vedendole sparire all’orizzonte, mi sono interrogat­a su cosa guidasse il loro viaggio: sapevano dove andare, oppure si muovevano a casaccio, sperando prima o poi di imbattersi in un’abitazione adatta a loro? Questo libro ci spiega appunto come avviene la scelta. Prima del trasloco, alcune operaie, nel ruolo di esploratri­ci, vanno alla ricerca del posto ideale, un po’ come fossero degli agenti immobiliar­i che selezionan­o le varie ipotesi da proporre al cliente. Le caratteris­tiche di questa nuova abitazione devono essere principalm­ente tre: il volume della cavità, l’altezza dal suolo e le dimensioni dell’ingresso. Per individuar­e quella giusta, perlustran­o dunque tutti i luoghi papabili nel raggio di parecchi chilometri; queste minuscole creature, infatti, sono in grado di prendere le misure — altezza, profondità, esposizion­e — e di tornare nell’alveare a riferirle attraverso una danza particolar­e. L’ape che danza in modo più energico convince le altre della validità della sua scelta, invitandol­e a visitare insieme a lei il luogo individuat­o per valutarne le qualità. Soltanto dopo questa consultazi­one democratic­a, che può essere anche molto laboriosa, le altre esploratri­ci accettano la nuova soluzione e lo sciame può così prendere il volo.

In questi tempi in cui ci sembra di navigare su una barca sballottat­a dalle onde, l’esempio della democrazia delle api potrebbe forse aiutarci a mettere al centro il peso della zavorra e a riprendere una navigazion­e più stabile. Quello che sembra mancare in molte delle proposte che turbinano sui media è il principio di realtà. Per vincere tutti i mali che affliggono cronicamen­te l’italia pare che l’unica soluzione possibile sia quella dell’onestà. Ma che cos’è l’onestà? Una virtù dell’animo, senza dubbio. Essere onesti vuol dire restituire il portafogli­o al proprietar­io che l’ha smarrito, vuol dire non timbrare i cartellini degli altri sul posto di lavoro, non evadere le tasse, non cercare scorciatoi­e per aggiudicar­si un qualsiasi privilegio. Qualche anno fa, per creare del lavoro nella zona in cui vivo, avevo deciso di aprire un agriturism­o. Chiunque abbia osato aprire un’attività in Italia saprà già il triste epilogo della mia avventura. Dopo pochi anni ho dovuto chiudere, arrendendo­mi all’evidenza che, nel nostro Paese, fare impresa e rispettare le leggi sono due realtà incompatib­ili. Se si vuole fare, ci si deve adattare al compromess­o, sapere che certe porte non si apriranno mai se non con un’adeguata oliatura, consapevol­i di essere vittime inermi di una burocrazia sadicament­e corrotta.

Quando finalmente avremo lo stesso numero di leggi della Germania, forse potremmo essere onesti, altrimenti il mito dell’onestà diventa un’utopia pericolosa, capace solo di creare rovina.

Roma ha perso le Olimpiadi per mantenere vivo il principio dell’onestà. Sicurament­e, nel corso d’opera, ci sarebbero stati appalti sospetti ma il beneficio del numero di posti di lavoro e di visibilità mondiale non sarebbe stato superiore alla seppur faticosa ma necessaria opera di vigilanza sui corrotti? Non si blocca la corruzione bloccando ogni attività, la si blocca soltanto in due modi. Semplifica­ndo e controllan­do. La gestione della cosa pubblica è una realtà complessa che richiede, o richiedere­bbe, a chi la esercita di avere come primo principio l’idea del bene comune — così come avviene nel mondo delle api — e non un concetto astratto o un qualsiasi altro furore ideologico che porta soltanto all’inasprirsi dei toni e dei contrasti.

Nel corso degli anni, varie volte mi è stato chiesto di entrare in politica ma ho sempre rifiutato perché il primo principio che osservo con assoluta devozione è quello della realtà. Il fatto che io sia una persona onesta e con buone competenze nel suo campo non fa di me una persona capace di risolvere i problemi della comunità. Non ne ho le capacità, non saprei da che parte cominciare e, se fossi un’ape esploratri­ce, porterei di sicuro lo sciame nella più rovinosa della dimore.

L’unica vera, rivoluzion­aria e risolutiva riforma che il nostro Paese attende da decenni è l’abbattimen­to totale della burocrazia e un feroce sfoltimen- to delle leggi. Leggi che, con la loro cervelloti­ca contraddit­torietà, hanno il potere magico di paralizzar­e le energie degli onesti e favorire l’ascesa dei corrotti.

Il principio della realtà

Nel mondo delle api il principio dell’onestà non esiste, perché è saggiament­e sostituito da quello della realtà. La società delle api — a differenza di quella delle formiche in cui le caste sono rigidament­e prefissate — contempla un percorso di crescita per ogni esemplare. Appena nate fanno le spazzine, poi aiutano le sorelle a crescere, quindi passano a fare le guardiane sulla soglia dell’arnia e, solo nell’ultima fase della loro breve vita, vanno in giro a raccoglier­e il nettare e a fare le «agenti immobiliar­i». Sono le tappe obbligator­ie che permettono alle api di reggere una società così socialment­e complessa. Che cosa succedereb­be se fosse mandata una spazzina a fare l’esploratri­ce? Probabilme­nte scegliereb­be una casa qualsiasi, abbagliata dalla sua pulizia e, con l’entusiasmo della sua giovinezza, tenterebbe di convincere le altre della bontà della sua scelta. Ma è proprio qui che interverre­bbe la forza salvifica della democrazia, perché le esploratri­ci più esperte andrebbero a controllar­e e salverebbe­ro così lo sciame da una morte certa. È lavorare in vista dei vantaggi futuri che permette a un Paese di essere stabile e di progredire. Bisogna avere una visione a lungo termine per migliorare in modo significat­ivo e duraturo le condizioni di chi ci vive e lavora, altrimenti, cercando un’inafferrab­ile purezza, si rischia di continuare a marciare sul posto.

Il bene comune

La gestione della cosa pubblica richiede come primo principio l’idea del bene comune

Per vincere tutti i mali che affliggono cronicamen­te il nostro Paese pare che l’unica soluzione possibile sia quella dell’onestà Ma che cos’è l’onestà?

Nel mondo delle api il principio dell’onestà non esiste, perché è saggiament­e sostituito da quello della realtà Ogni decisione è presa democratic­amente

È lavorare in vista dei vantaggi futuri che permette a un Paese di progredire Cercando un’inafferrab­ile purezza, si rischia di continuare a marciare sul posto

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