Corriere della Sera

La sponda di Donald sul dossier libico Sfida all’attivismo del «rivale» Macron

Verso una cabina di regia nel Mediterran­eo

- dal nostro corrispond­ente Giuseppe Sarcina

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è presentato nello Studio Ovale con un programma ambizioso. Da anni l’italia insegue un salto di qualità per il suo ruolo nel Mediterran­eo. In particolar­e su tre dossier: l’immigrazio­ne, l’antiterror­ismo e, soprattutt­o, la stabilizza­zione della Libia. Ma anche la Francia sta giocando la stessa partita.

Le leadership dei due Paesi sembrano impegnate in una gara per ottenere il sostegno maggiore degli Stati Uniti, se non il riconoscim­ento di una sorta di primato geopolitic­o nell’area.

Da questo punto di vista il vertice Conte-trump è stato indubbiame­nte un successo per la diplomazia italiana. La «partnershi­p rafforzata Italiausa nel Mediterran­eo allargato» con la cooperazio­ne operativa tra i rispettivi ministeri degli Esteri e della Difesa, non era un risultato scontato. L’obiettivo è stato costruito sull’asse tra Palazzo Chigi, il ministro degli Affari Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e la nostra ambasciata a Washington.

Nella lunga preparazio­ne all’incontro di ieri alla Casa Bianca, la delegazion­e italiana

Un dialogo strategico migliorerà la sicurezza nel Mediterran­eo, dove riconoscia­mo la leadership italiana nella stabilizza­zione della Libia Donald Trump Presidente degli Usa

ha dovuto tenere conto dell’attivismo di Emmanuel Macron. Il 29 maggio scorso, mentre a Roma ancora si faticava per formare il governo, il presidente francese convocava a Parigi i capi delle principali fazioni libiche, strappando l’impegno a organizzar­e elezioni generali per il prossimo 10 dicembre. È uno scenario di cui si è discusso a lungo negli ambienti internazio­nali: non piaceva all’esecutivo di Paolo Gentiloni e continua a non piacere alla nuova formazione giallo-verde (o blu) di Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

La «road map» francese è considerat­a troppo azzardata, una scommessa che forza gli schieramen­ti contrappos­ti, in particolar­e il premier di Tripoli, Fayez Sarraj e il generale di Bengasi Khalifa Haftar, a trovare un accordo, partendo da posizioni ancora troppo distanti. C’è il rischio che saltino i fragili equilibri e che la parola torni alle armi, anziché agli elettori.

Per prima cosa, dunque, i negoziator­i italiani hanno verificato la posizione degli americani sul dossier libico. È venuto fuori che le preoccupaz­ioni di Roma sono condivise dal Dipartimen­to di Stato americano, guidato da Mike Pompeo e dai servizi segreti, preoccupat­i che l’instabilit­à possa rianimare le formazioni jihadiste, riaccenden­do il terrorismo. Ed è prendendo le mosse da questa sintonia che Palazzo Chigi e la diplomazia hanno lavorato nei giorni scorsi per mettere in piedi «la cabina di regia sul Mediterran­eo» con Washington. La Libia non è certo in cima alle priorità dell’amministra­zione Trump. Ma il contrasto al terrorismo, sì. E la linea del governo italiano sull’immigrazio­ne torna utile al presidente americano per rafforzare il suo modello interno: chiusura, controlli, Muro.

Per Conte, però, probabilme­nte il difficile arriva adesso. Il governo italiano ha convocato una Conferenza internazio­nale sulla Libia da tenere in autunno. Gli americani hanno fatto sapere che ci saranno e quindi l’iniziativa ne esce oggettivam­ente rafforzata. Anzi «l’italia è il punto di riferiment­o nella stabilizza­zione della Libia», ha dichiarato Trump.

Come reagiranno i francesi? È evidente che Macron proseguirà con il suo programma, cercando a sua volta di coinvolger­e in modo più esplicito Trump e gli Stati Uniti. Ed è altrettant­o chiaro che l’italia non può, nonostante le riserve, sabotare lo sforzo di Parigi. Il rapporto tra i due partner europei rischia, quindi, di complicars­i ulteriorme­nte. Naturalmen­te non è solo una questione di formule diplomatic­he. Libia e Mediterran­eo significan­o sostanza economica e politica. Le riserve di gas e petrolio, per esempio, con l’eni in posizione dominante (l’azienda estrae quasi il 50% del greggio totale) e la francese Total che vuole crescere.

Da oggi avremo una cabina di regia permanente Italia-usa nel Mediterran­eo allargato, quasi un gemellaggi­o Trump è un ottimo negoziator­e Giuseppe Conte Presidente del Consiglio

L’impegno Garantita la presenza americana all’iniziativa organizzat­a in autunno dal governo italiano

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(Lapresse/palazzo Chigi/attili) Firma Il premier Conte
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(Epa) Colloquio Conte e Trump prima della conferenza stampa

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