«Migranti schiavi, non si guardi altrove»
L’allerta di Mattarella: no alla tratta, nessun paese è immune dalla violazione della loro dignità
Una settimana fa aveva censurato con durezza «la barbarie del Far West Italia», dove si è ormai arrivati a sparare con una carabina dalle finestre di casa contro una bimba rom di un anno e mezzo. Ieri, partendo per una visita di Stato in Armenia, si è lasciato dietro un Paese dove un immigrato marocchino è stato ucciso (perché sospettato di voler rubare) dopo un inseguimento e un pestaggio e dove un’atleta azzurra di origini nigeriane è stata ferita a un occhio in un agguato di matrice razzista.
Era dunque scontato che il messaggio affidato, prima di salire sull’aereo, alle agenzie di stampa da Sergio Mattarella per la «Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani» fosse letto come un altro capitolo delle sue ricorrenti analisi sui valori della solidarietà e sull’accoglienza. Questioni sempre più divisive, politicamente, anche se in realtà la sua ultima riflessione è più neutra, perché il tema è, sì, parallelo, ma all’apparenza estraneo a certi fatti. Purtroppo, però, non estraneo al brutto clima che si respira da noi adesso, per quanto si tenti di minimizzarlo. Così, è stato inevitabile, per lui, associare il termine schiavismo alla parola immigrazione. Per affermare che «il fenomeno migratorio è un terreno agevole per le nuove forme di schiavitù».
Semplice e cruda la denuncia del presidente della Repubblica. «Ogni giorno migliaia di persone pongono a rischio la propria vita e quella dei propri cari per mare e per terra, in condizioni disperate. Una tragedia figlia delle guerre, della povertà, dell’instabilità dello sviluppo precario, alimentata e sfruttata da ignobili trafficanti di esseri umani, che li avviano a un futuro di sopraffazioni: sfruttamento lavorativo, adozioni illegali, prelievo di organi, reclutamento da parte della criminalità organizzata, sfruttamento sessuale».
Un mercato osceno. Basta pensare alla prostituzione coatta di tante africane sulle nostre strade o ai braccianti costretti a una vita subumana nelle nostre campagne. Una deriva alla quale il capo dello Stato esorta a ribellarsi, in chiave prepolitica perché certi valori vengono persino prima dell’ordinamento civile. E ciò vale per tutti. Infatti, avverte, «nessun Paese è immune da questa sistematica violazione della dignità» e nessuno deve avere «la tentazione di guardare altrove». E continua sullo stesso tenore: «La schiavitù ha rappresentato una delle maggiori vergogne dell’umanità. Oggi, la Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani ci impone di ribadire la condanna e la battaglia della comunità internazionale contro ogni forma di schiavitù, vecchia e nuova. L’organizzazione internazionale del lavoro quantifica in 40 milioni le vittime; di queste, quasi 25 milioni costrette al lavoro forzato e 15 milioni a forme di matrimonio forzato». Cifre impressionanti, che hanno spinto le Nazioni Unite ad adottare «l’obiettivo di eliminare il traffico di esseri umani entro il 2030».
Si tratta, conclude Mattarella, di «degenerazioni della nostra società, piaghe da eradicare con fermezza che interrogano le nostre coscienze e ci chiamano a una reazione morale, a una risposta adeguata con un maggiore impegno culturale e civile. Soltanto la cooperazione può sconfiggere questo fenomeno, con una Unione Europea consapevole dei propri valori e delle proprie responsabilità».