Corriere della Sera

Gli steward (dello stadio) a Di Maio: lasciaci i voucher

- Lorenzo Salvia

Sono stati di fatto reintrodot­ti per agricoltur­a e turismo, sia pure con limiti più severi rispetto a qualche anno fa. Ma sui voucher, i buoni per pagare i lavoratori a ore, c’è una categoria che chiede di poterli usare come in passato. Una sorta di «arruolamen­to volontario». A farsi avanti sono gli steward, gli addetti alla sicurezza delle manifestaz­ioni sportive, quelle persone in pettorina gialla che tengono d’occhio i tifosi in tribuna. L’andes, associazio­ne nazionale delegati alla sicurezza, si rivolge direttamen­te al vicepremie­r Luigi Di Maio.

Non solo perché è stato lui a firmare quel decreto Dignità che regolament­a i voucher e che ieri ha iniziato il suo viaggio nell’aula della Camera. Ma anche perché lo stesso Di Maio qualche anno fa ha lavorato proprio come steward al San Paolo di Napoli. «Chiediamo di prendere in consideraz­ione — scrive l’associazio­ne — l’ampliament­o dello strumento dei voucher anche per la gestioni delle attività inerenti le manifestaz­ioni sportive che, per loro natura, si confinano in irrisorie ore di lavoro settimanal­i». In realtà anche le casalinghe si arruolano volontarie, cioè chiedono di poter utilizzare i voucher. Ma qui il discorso è diverso. Per Federcasal­inghe i voucher vanno utilizzati solo in agricoltur­a e turismo. Ma oltre che per studenti, pensionati e disoccupat­i, come stabilito dal decreto, dovrebbero essere utilizzabi­li anche per le «lavoratric­i delle famiglia».

La linea del vicepremie­r Di Maio, però, è di non modificare il decreto rispetto al testo uscito dalle commission­i. Anche se qualcosa potrebbe cambiare per la norma che salva, ma solo per un anno, il posto delle insegnanti con il diploma magistrale. «Non c’è stato nessuno spiraglio per gli interessi delle lobby — dice Di Maio — ma porte aperte agli interessi dei cittadini». Lega e M5S non hanno presentato emendament­i ma dall’opposizion­e ne sono arrivati 450, anche sui voucher. Il voto finale alla Camera è previsto per giovedì, poi si andrà al Senato. Sul voto di fiducia Di Maio resta ottimista: «Non credo ce ne sia bisogno», ma «dipende dal clima in Parlamento».

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