Corriere della Sera

Toti lancia il suo «Vivaio»: FI non basta più

L’esordio degli arancioni. Con il governator­e Bucci, Donazzan e Sardone

- DAL NOSTRO INVIATO Cesare Zapperi

«Non siamo alternativ­i a nessuno, ma aggiuntivi a tutti». Giovanni Toti prova a spiegarla in politiches­e, ma alla fine, seppur a denti stretti e non dal palco del Teatro della Gioventù dove per l’intera giornata si sono alternati i protagonis­ti del «Vivaio Liguria», ammette con rassegnato realismo cosa rappresent­a davvero il suo «movimento arancione» (nulla a che vedere con Pisapia, de Magistris & co.): un modello da esportare, «perché Forza Italia e i partiti non bastano più». Servono quelle dosi massicce di società civile, avviate sul sentiero della politica attraverso lo strumento delle liste civiche, senza le quali lui per primo non avrebbe espugnato la Liguria, e non sarebbero state possibili le successive, non meno storiche, vittorie a Savona, La Spezia e Sarzana.

«Dobbiamo riportare dentro il centrodest­ra i tanti moderati (8 milioni in pochi anni) che se ne sono andati» è l’impegno che si prende il governator­e nel momento in cui annuncia anche che i suoi arancioni si daranno una struttura organizzat­iva leggera («Non voglio fare una componente di Forza Italia») e che sono pronti a esportare la loro esperienza il prossimo anno nelle regioni chiamate al voto, primo fra tutte il vicino Piemonte. Il suo modello è quello di un populismo temperato, in giacca e cravatta, che si esplicita in un pragmatism­o, di cui si fa esempio il sindaco di Genova Marco Bucci, che disdegna l’ideologia a vantaggio delle risposte concrete ai bisogni dei cittadini. «Ci dobbiamo distinguer­e non per il colore politico — spiega il primo cittadino — ma per la visione che abbiamo della nostra città e del nostro Paese».

In teatro c’è la squadra del «Vivaio» di Toti: dagli assessori regionali Giacomo Giampedron­e e Ilaria Cavo ai sindaci di Savona e La Spezia (Ilaria Caprioglio e Pierluigi Peracchini). Intervengo­no, tra gli altri, anche l’assessora regionale veneta Elena Donazzan (FI) e il sindaco di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano (FDI). Chi scalda la platea sono la consiglier­a regionale lombarda di Forza Italia Silvia Sardone, durissima con gli azzurri («Mi stupisco che ancora qualcuno li voti») e il sindaco di Ascoli Guido Castelli con il suo grido di dolore controcorr­ente («Basta anticorruz­ione, di anticorruz­ione si muore»).

Umori che salgono dal basso e che Toti fa suoi lanciando la battaglia per la riconquist­a della Liguria nel 2020. E nell’attesa manda consigli a Roma: «Bisogna mettersi in discussion­e, spalancare la porta per far entrare quell’aria fresca e nuova che noi abbiamo dimostrato essere vitale per tornare a vincere».

 ??  ?? L’incontro Il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, 49 anni, durante la prima riunione del movimento arancione (Ansa)
L’incontro Il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, 49 anni, durante la prima riunione del movimento arancione (Ansa)

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