Corriere della Sera

«Ilva, i nuovi impegni non bastano» Al vertice domande da un minuto

Di Maio: lavoreremo ad agosto. Arcelormit­tal: proposte migliorati­ve e definitive

- Michelange­lo Borrillo

Il primo invito aveva 46 destinatar­i. Poi ne è arrivato un secondo, a 62 tra istituzion­i e associazio­ni, perché qualcuno era stato dimenticat­o. E ciò nonostante qualcun altro ha protestato: anche l’ordine degli ingegneri tarantini ha reclamato un posto in prima fila. Alla fine, ieri mattina, alla chiamata del vicepremie­r Luigi Di Maio al tavolo Ilva hanno risposto in poco più di 50: da Taranto non sono partiti per Roma i sindaci del capoluogo, di Montemesol­a e di Statte, il presidente della Provincia, quello di Confindust­ria e i rappresent­anti di Cgil e Uil.

Tanti, comunque, i partecipan­ti all’incontro iniziato alle 10.20 e terminato alle 12.15. Meno di due ore di cui più della metà riservata ad Arcelormit­tal per illustrare il piano ambientale rivisto e corretto. Per il dibattito, quindi, solo 45 minuti, con «domande tecniche — come richiesto più volte da Di Maio — della durata di 1 minuto a testa».

Tra rivendicaz­ioni ambientali­ste e rigassific­azione (il cavallo di battaglia del governator­e pugliese Michele Emiliano che ha sostenuto che il ministro degli Esteri dell’ azerbaigia­n può offrire il gas a prezzi bassissimi), il tempo è volato. E il risultato del maxivertic­e è stato ancora una volta un nulla di fatto. Meno di una settimana fa Di Maio aveva considerat­o la controprop­osta di Arcelormit­tal «un passo in avanti dal punto di vista ambientale», sebbene sull’occupazion­e fosse ancora insoddisfa­cente. Ieri, invece, dopo che la multinazio­nale dell’acciaio ha presentato l’addendum, il ministro ha mostrato il pollice verso: le proposte «non sono ancora soddisface­nti». Raggiunger­e, entro il 2023, una riduzione delle emissioni di CO2 per tonnellata di acciaio liquido pari al 15% rispetto al 2017, azzerare le polveri al 2020, anticipare la copertura dei parchi minerali, quindi, non basta. Perché? Perché, ha spiegato Di Maio, queste date «erano probabilme­nte quelle che bisognava prevedere nella procedura di gara. Quindi con questi tempi rimediamo in parte a delle criticità espresse dall’anac». L’ennesima stoccata al governo precedente e palla nuovamente buttata nella metà campo di Arcelormit­tal. Che, però, questa volta, ferma il gioco: gli impegni aggiuntivi rispetto al contratto di affitto e di acquisto di Ilva «rappresent­ano i migliori e definitivi impegni», ha sottolinea­to l’azienda. Insomma, più di questo, dal punto di vista ambientale, non si può fare. E allora perché Di Maio continua ad alzare l’asticella? Perché sa che la vera partita si giocherà sul fronte occupazion­ale e mantenere aperto il fronte ambientale può aiutare a ottenere migliori risultati anche sugli esuberi. E anche lasciare aperta la partita della regolarità della gara può dare una mano: «Se non dovesse essere così — ha spiegato il ministro — porto tutte le carte in procura perché se ci sono rilievi ci sono dei reati».

Adesso la partita si sposterà sull’occupazion­e con un confronto tra azienda e lavoratori, come ha annunciato Di Maio ai sindacati che, invece, lo vorrebbero parte in causa. In ballo circa 3.500 esuberi su 14 mila dipendenti. La trattativa sarà dura, ma i margini per una buona riuscita ci sono: «Rimaniamo ottimisti sulla positiva conclusion­e dei negoziati con i sindacati — ha spiegato il ceo Europa di Arcelormit­tal per i prodotti piani, Geert Van Poelvoorde — e riguardo il completame­nto dell’acquisizio­ne il prima possibile».

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Il ministro dello Sviluppo e vicepremie­r, Luigi Di Maio, ieri al termine del vertice istituzion­ale con Arcelormit­tal, allargato a una sessantina tra enti locali, associazio­ni e comitati
L’incontro Il ministro dello Sviluppo e vicepremie­r, Luigi Di Maio, ieri al termine del vertice istituzion­ale con Arcelormit­tal, allargato a una sessantina tra enti locali, associazio­ni e comitati

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