Tagikistan, agguato ai turisti in bicicletta
Quattro morti, tre feriti gravi. «Investiti da un’auto e poi accoltellati». La rivendicazione dell’isis
Quattro ciclisti occidentali uccisi, tre feriti in modo serio. Un gruppo di turisti travolto da un’auto e poi — sembra — aggredito con armi vere. Teatro della strage, avvenuta domenica, la località di Danghana, 150 chilometri a sud di Dushanbe, la capitale del Tagikistan. Operazione rivendicata, solo ieri sera, dall’isis che, senza fornire dettagli, l’ha attribuita ai «soldati del Califfato». Comunicato che darebbe peso all’ipotesi terroristica, evocata tra mille cautele, dalle autorità. L’incertezza non sorprende. Il nuovo dramma rientra in una categoria sempre più frequente, ad ogni latitudine. Alcuni episodi hanno bisogno di tempo per determinarne la matrice in quanto, spesso, le piste si confondono, passando dall’atto di uno squilibrato all’azione politica. O viceversa.
La storia ha per scenario una strada in un’area rurale. Lungo la striscia d’asfalto pedala un plotone di ciclisti stranieri. Per loro il pericolo si materializza all’improvviso quando una vettura investe a tutta velocità il gruppo: una sequenza filmata da un testimone con un telefonino mostra il mezzo fare un’inversione per infierire sulle vittime, immagini però non troppo nitide perché prese da distante. Subito dopo i turisti sarebbero stati colpiti da altre persone che impugnavano pistole e coltelli. Due americani, uno svizzero e un olandese perdono la vita mentre tre loro amici riportano lacerazioni e fratture.
La dinamica è quella di un attacco o comunque di un gesto deliberato. Tesi che si rafforza quando la polizia rivela di aver dato la caccia ai criminali. Gli agenti inseguono l’auto investitrice, la bloccano, quindi uccidono uno o più occupanti, arrestano un’altra persona e ne cercano almeno tre.
Partendo da questi elementi, le fonti ufficiali forniscono un nuovo rapporto, non parlano più soltanto di incidente, considerano anche la possibilità di un attentato. Posizione resa meno netta dalla classica dichiarazione sulle «indagini a tutto campo». Prudenze di rito, ma anche necessità di comprendere chi siano davvero i colpevoli e se esistano legami o meno con formazioni estremiste, come l’isis.
Senza voler subito chiudere il cerchio, non si può escludere che gli investitori abbiano imitato la tattica del «tagliaerba», usata tante volte da elementi jihadisti, con il ricorso a un veicolo-ariete, seguito dall’impiego di lame. Quanto avvenuto richiama le istruzioni fornite dallo Stato Islamico nei manuali su Internet, però è altrettanto vero che ci sono stati eventi analoghi in Canada e Germania dove il Califfato non c’entrava nulla.
A questi dettagli si aggiungono il passato tumultuoso del Paese e il suo presente con possibili collegamenti regionali. Osservatori hanno sottolineato il pericolo dei militanti radicali provenienti dall’asia centrale così come il loro coinvolgimento in diversi
Le ipotesi
Le autorità locali prima parlano di incidente, poi non escludono la pista del terrorismo
massacri in aree lontane: a Istanbul, Stoccolma, San Pietroburgo e New York. Operazioni dirette o ispirate dagli ideologi dell’isis che hanno reclutato nel solo Tagikistan circa 1.000-1.300 seguaci poi partiti per il territorio siro-iracheno. Tutto questo da solo non basta, per ora, a dire cosa ci sia dietro l’uccisione di 4 ciclisti inermi. La rivendicazione di ieri è un indizio, ma da sola non basta per dire se davvero ci sia la mano dei mujaheddin dietro l’eccidio.