Corriere della Sera

IL PATRIOTA DEL MAINE (MA CREATO IN ITALIA)

- di Antonio Carioti

Il fumetto italiano non ha mai prodotto supereroi di successo. Ma come definire altrimenti un tipo che colpisce una monetina di rame con il fucile da una distanza di cento passi, che sconfigge facilmente con il coltello un avversario armato di sciabola, che corre, lotta, combatte, scavalca muri con una pallottola in corpo? Pur senza scudo e senza aver bevuto il siero del supersolda­to, il Grande Blek (o Blek Macigno, se preferite) regge il confronto con Capitan America. Per giunta sono patrioti degli Stati Uniti tutti e due, anche se operano in epoche diverse, ed entrambi hanno come spalla un ragazzino tutto pepe: il primo Capitan America aveva Bucky, mentre Blek ha il combattivo Roddy, orfano lentiggino­so dai capelli rossi.

L’analogia però si ferma qui, perché le storie in edicola con il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport sono italianiss­ime, anche se ambientate nel Maine del Settecento durante la rivoluzion­e americana. A creare il Grande Blek fu nel 1954 un formidabil­e trio di autori torinesi, che si firmava Essegesse: Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon, Pietro Sartoris. Maestri del fumetto a quali si devono anche altri personaggi di enorme richiamo come Capitan Miki e il Comandante Mark.

Il capo dei «trapper»

Blek è un eroe tutto d’un pezzo: biondo, imponente, intrepido, orgoglioso. Pare proprio che non soffra neppure il freddo, visto che sul torso

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