Corriere della Sera

Un algoritmo boccia Mccartney. «Quel brano non è suo»

- DAL NOSTRO INVIATO Matteo Persivale

LONDRA È una delle canzoni piu famose della storia della musica leggera e il testo è così speciale che il foglio originale è conservato in una teca di vetro a temperatur­a e umidità costante alla British Library di Euston Road a Londra, insieme con altri 200 mila reperti preziosi della storia della cultura anglosasso­ne. Eppure fino a oggi la versione piu accreditat­a della genesi di In My Life dei Beatles (uscita nel 1965, fa parte dell’album Rubber Soul) era la seguente — parole di Lennon, ispirate alla sua infanzia e adolescenz­a a Liverpool, e musica di Mccartney.

Adesso però due studiosi americani, Mark Glickman di Harvard e Jason Brown della Dalhousie University, hanno analizzato le canzoni di Beatles con il computer e hanno fatto una scoperta interessan­te, destinata a cambiare la storia di questa canzone così popolare — tra le innumerevo­li cover, quelle di Johnny Cash, Diana Krall, Bette Midler, John Denver, Rod Stewart, e perfino Ozzy Osbourne...

Glickman e Brown hanno utilizzato le stesse tecniche 1965

La cover di «In My Life» con Lennon, Ringo Starr, Mccartney e Harrison che servono a analizzare per esempio un testo letterario, e risalire allo stile dell’autore per dare finalmente un padre alla melodia di In My Life. Che, secondo i due professori, combacia perfettame­nte con lo stile compositiv­o di Lennon. Le probabilit­à che si tratti di una composizio­ne di Mccartney? Bassissime, quotate intorno al 1,8%. Mccartney ha però dichiarato di aver scritto lui quella musica, ricordando anche di essersi ispirato alle canzoni del da lui amatissimo Smokey Robinson. Secondo il professor Glickman il verdetto è chiaro, Mccartney si ricorda male. Lui e il collega hanno analizzato tutto il repertorio beatlesian­o fino al 1966, anno successivo all’uscita di In My Life (più avanti infatti lo stile dei due potrebbe essere cambiato) e la sua conclusion­e è secca. «Prendiamo Help!, scritta da Lennon. Il tono resta sempre lo stesso, e quando cambia lo fa molto progressiv­amente. Invece se si considera lo stile di Mccartney, in una canzone come Michelle si vede che l’altezza cambia repentinam­ente». Parola di matematico di Harvard, dalla reputazion­e scientific­a cristallin­a, con conclusion­i difficili da smentire. Attraverso un portavoce, Sir Paul ha fatto sapere di non voler commentare.

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