Corriere della Sera

Il mio calcio giovane

«Più coraggio, fate giocare i talenti italiani Under 19 e 17 sono la prova del buon lavoro Studio da dirigente: il Milan? È casa mia...»

- Guido De Carolis

Sei mesi sono un soffio. Possono non lasciare traccia, soprattutt­o nel calcio. Alessandro Costacurta va fierissimo del suo semestre da vice commissari­o della Figc. «Festeggio sei mesi esatti domani: abbiamo fatto tanto e credo bene. La finale dell’europeo Under 19 raggiunta dalla nostra Nazionale è l’ultimo picco. Prima c’era stata l’under 17, sconfitta anche lei in finale. Ai punti siamo la Nazionale migliore. Non abbiamo vinto, ma i risultati sono radici forti per il futuro».

L’under 19 sconfitta 4-3 dal Portogallo ha mostrato che i giovani possono essere protagonis­ti. Che eredità lascia?

«Pesante. Ora i nostri club devono avere il coraggio di puntare sui ragazzi: fateli giocare. Il Portogallo era più esperto, molti hanno spazio nelle seconde squadre o in club europei. Il campionato Primavera non basta. Le malizie le impari in serie C e in B contro gente che a un ragazzino gliela fa sudare. Esci più scafato da certe categorie. E poi c’è l’eredità lasciata alla Nazionale: non siamo così a secco di talenti».

Si parla sempre dei giovani italiani e poi si comprano gli stranieri: perché?

«Alcuni stranieri sono più pronti, all’estero ci si punta di più. E qui torno alle seconde squadre: sono necessarie».

Necessarie, ma alla fine ci sarà solo la Juve. Non sembra che ci si creda poi molto o no?

«La Juventus vince da 7 anni: è un club illuminato. Le richieste erano 7-8, i posti due. Il Milan non ce l’ha fatta e non c’era più tempo per rimpiazzar­lo. Non è un flop, ma una prima vittoria, un inizio».

La serie B è sempre stata il serbatoio per i ragazzi. Con le seconde squadre non si toglie spazio a piazze storiche?

«Non scherziamo su. Ci sono 80 squadre tra B e C e molte non riescono a sostenersi. Ogni anno ne saltano tante. Le seconde squadre non tolgono spazio a nessuno. Il calcio deve essere sostenibil­e. Si può far sparire un club come il Bari? Io a ottobre andrò via, ma spero di uscire tra gli insulti e i “vaffa” pur di difendere la scelta sacrosanta delle seconde squadre».

Fino agli anni 90 c’erano anche club dell’est che arrivavano in finale di Coppa Campioni, oggi è impossibil­e. In questo calcio di fair play finanziari­o e seconde squadre vincono sempre i più ricchi. Il nuovo sistema è davvero così equo come lo dipingete?

«Per una squadra dell’est oggi vincere la Champions è durissima se non impossibil­e, però il calcio va in quella direzione. Ci sono 20 club fortissimi, il fair play porta meritocraz­ia e uno spettacolo altissimo. Non è un difetto, serve sostenibil­ità. Poi ci sono casi come il Leice-

La Primavera non basta Il campionato Primavera non basta, le malizie le impari in B e in C contro avversari scafati: i pari età stranieri sono più pronti, si punta su di loro

Dentro le seconde Le seconde squadre sono necessarie, la Juve ci crede, è illuminata: mi pare uno scherzo sostenere che tolgano spazio ai club di serie B

Leonardo un amico Ronaldo spingerà altri campioni a venire da noi, Ancelotti farà da traino, Sky fa parte della mia crescita managerial­e, Leonardo è un amico

ster a dimostrare che la sorpresa c’è sempre».

Il Mondiale ha scardinato certe gerarchie. Argentina, Germania, Brasile in difficoltà. Un calcio più livellato, inatteso, bello: non crede?

«Mettiamola così: quello delle Nazionali è il nuovo calcio romantico, delle sorprese, delle grandi storie e imprese. Il vecchio calcio, inteso proprio come il romanticis­mo dei non favoriti, è rinato con la Croazia. Il calcio di oggi è fatto di spettacolo, il calcio dei sogni però appartiene ora alle Nazionali».

La nostra però al Mondiale di Russia non c’era. Basta Roberto Mancini per il rilancio?

«Mancini lo conosco da trent’anni, è un entusiasta. Il Mondiale ha aiutato l’italia a non considerar­si l’ultima ruota del carro. L’eliminazio­ne con la Svezia è stata vissuta come una vergogna, ma pure altre grandi al Mondiale sono cadute con loro: il calcio è livellato. Non esserci andati dà fastidio e non deve ripetersi. Può capitare di perdere con la Svezia, non può essere la regola. L’entusiasmo però è tornato, adesso servono subito i risultati contro Polonia e Portogallo in Nation League».

L’italia donne al Mondiale di Francia l’anno prossimo ci andrà, però dalla Figc è tornata alla Lega Dilettanti. Il rischio è un salto all’indietro?

«Abbiamo dato una scossa al movimento femminile. Se la riforma di portarle sotto la Figc non verrà accettata resterà comunque il successo di aver focalizzat­o l’attenzione su di loro. Nuovi campioni Davide Bettella, Moise Kean e Gianluca Scamacca dell’under 19 che ha perso la finale dell’europeo. Nella foto sotto Alessandro Costacurta, 52 anni

(Epa, Lapresse) Poi c’è un ricorso. Non è però una guerra. Il calcio femminile migliora, i grandi club si impegnano, l’obiettivo è aumentare le 23 mila ragazze tesserate».

Campionato di qualità anche la serie A con l’arrivo di Ronaldo e Ancelotti. È cambiata l’aria finalmente?

«Significa che la serie A non è da buttar via: da fuori ci vedono meglio di come facciamo noi. Ronaldo spingerà altri a venire, Ancelotti è tra i primi 4 tecnici al mondo e farà da traino. E poi ci sono tanti giovani di talento».

Quali i più promettent­i?

«Federico Chiesa, il più talentuoso. Tra qualche anno sarà tra gli eleggibili per il Pallone d’oro. Poi Nicolò Barella del Cagliari e tra gli Under 19 Sandro Tonali del Brescia».

Costacurta a metà ottobre lascerà la Figc. Tornerà a Sky?

«Tornerò a Sky per continuare a studiare e procedere nel mio percorso da dirigente. È quella la mia strada e, grazie al presidente Giovanni Malagò, al commissari­o Roberto Fabbricini e alla presenza del direttore generale Michele Uva, ho fatto una bellissima scuola. Poi vedremo se il mio futuro sarà in Federazion­e, Lega o in un club».

Club per lei significa Milan. Studia per tornare?

«Il Milan è casa mia, non ho mai rotto con nessuno. Leonardo è un mio amico. Non lo escludo».

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