La dedica a Manea rimasta per anni misteriosa
Philip Roth e Norman Manea hanno condiviso un’amicizia lunga trent’anni. Per Manea, nato in Romania nel 1936, Roth era il «fratello americano»: non solo un modello letterario ma l’uomo «sempre presente, affettuoso» che lo aiutò a crearsi una nuova vita negli Stati Uniti, dove emigrò nel 1988 per sfuggire al regime comunista — prima ancora, Manea, in quanto ebreo, subì la persecuzione nazista.
L’affetto di Roth nei confronti dell’autore romeno era immenso, tanto che l’anno scorso scrisse al presidente del Bard College, Leon Botstein, per chiedergli di poter essere seppellito proprio di fianco a Manea — che in quell’ateneo insegna — quando fosse arrivato il momento della fine.
Per Philip Roth, la fine è arrivata lo scorso 22 maggio,
Iniziali
Si pensava che «N. M.» nell’«animale morente» indicasse Norman Mailer
a 85 anni, in un ospedale di New York.
Il testo pubblicato in queste pagine è stato scritto da Norman Manea per il «Corriere» a partire da un suo contributo più ampio, apparso sulla rivista romena «Observator Cultural» nel numero 925 del 7 giugno. Più che un semplice ricordo, rappresenta un elogio funebre, nel quale Manea ripercorre le tappe principali dell’amicizia con Roth e svela anche qualche dettaglio meno conosciuto al grande pubblico dei suoi lettori. Per esempio, che nel 2001 Roth
gli dedicò il romanzo L’animale morente. Quando venne pubblicato, qualcuno ipotizzò infatti che le iniziali N. M. che appaiono all’inizio del testo fossero quelle di un altro grande della letteratura, Norman Mailer.
Roth non si è fermato lì. Per il suo funerale, che si è celebrato senza riti religiosi il 28 maggio, ha chiesto ai pochi partecipanti, da lui accuratamente selezionati, di ricordarlo leggendo brani dai suoi romanzi. A Manea è toccato proprio il «suo» libro, L’animale morente, di cui ha letto, tra le altre, brevi frasi dalle pagine 2 e 3 (nella versione originale), quelle in cui Roth spiega la filosofia di vita del protagonista del romanzo, il «professore di desiderio» David Kepesh.
Nel libro, il tema della morte è intrecciato a quello della sessualità, intesa qui come ossessione e malattia. Roth, quasi settantenne al momento dell’uscita del volume, aveva già cominciato a cercare con le sue opere una risposta alla caducità della vita. Nell’animale morente, la risposta ha le fattezze della giovane e attraente cubana Consuela Castillo, del cui corpo Kepesh non riesce più a fare a meno.
Per salutare Roth, il fratello americano, Manea ha celebrato l’uomo e lo scrittore insieme, confortato dall’idea che un giorno sarà sepolto vicino a lui.
La riflessione sulla morte è intrecciata con la sessualità intesa come ossessione