GLI ERRORI DEL GOVERNO E LE ILLUSIONI DEI «GUFI»
Gli avversari sperano che siano i mercati, l’europa o la sfortuna ad affondare l’alleanza M5s-lega Invece potrebbe essere l’eccessiva fiducia nella piazza
Nel vuoto pneumatico dell’opposizione al governo Conte, c’è un tratto comune che unisce le analisi, le invettive e le semplici speranze: quel sottile, impercettibile, velenoso gufare che sia la «natura matrigna» (sì, in questo caso il più matrigna possibile) ad avvisare, colpire e possibilmente affondare l’esecutivo giallo-verde.
In mancanza di idee e di strategie degne di questo nome, insomma, sempre più spesso si ascoltano — ora pubblicamente, ora in qualche salotto, ora al bar sotto casa — certezze sul fatto che prima o poi saranno l’europa, i mercati, i dazi di Trump, le trappole di Putin, un attentato di un lupo solitario islamico, le bombe d’acqua di un clima impazzito, un barcone rovesciato davanti a una spiaggia affollata, a mandare alle corde questo governo.
Con speranze diverse e diversi corvi, lo stesso si è augurato in passato a Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. Ma mai con la stessa determinazione di questo momento. Probabilmente perché allora le opposizioni c’erano ed erano rumorosamente combattive.
Per dirla con la chiarezza sintetica di Luciana Littizzetto, «la sfiga è come l’idraulico. Sembra non arrivare, ma prima o poi suona alla porta»: ecco la strategia politica che al momento sembra la più gettonata in assenza di meglio. Il che dovrebbe far trascorrere notti tranquille a Conte, Salvini e Di Maio. Dovrebbe, appunto. E speriamo che il condizionale non sia solo una nostra speranza ma anche la prudenza vigile di chi ha compiti di governo. Perché la cieca fiducia nelle proprie idee e l’atteggiamento nicciano di pensare che il male dei governi passati sia l’effetto di una debolezza di idee e di interventi, potrebbero produrre effetti pericolosi e indesiderati.
Nessun leader o ministro illuminato o almeno avveduto può continuamente bollare
Rivalità I corvi ci sono sempre stati ma in passato c’erano anche opposizioni combattive
Metodi Nell’esecutivo qualcuno sa che non si può governare a colpi di gomiti e megafoni
come fantasie o falsità i richiami di stimate istituzioni interne e internazionali sui trend e le prospettive del proprio Paese a seconda delle politiche che dovessero intraprendersi. Nessun esecutivo può far finta di non conoscere la differenza tra organismi e vincoli europei e meccanismi dei mercati mondiali. Nessuno che voglia davvero cambiare in meglio la propria nazione può scegliere di appoggiarsi alla piazza anziché alla fredda ma incontrovertibile realtà dei numeri, alle logiche di una interdipendenza di un Paese tutto sommato piccolo e con molti guai dalla rete di rapporti commerciali, finanziari e politici del mondo ultraconnesso.
Diciamo che se un’opposizione seria e credibile deve essere fatta da gente onesta e con idee alternative attraenti e attuabili, un governo che voglia essere altrettanto serio e credibile (oltre che duraturo) non può governare a colpi di gomiti e megafoni. Qualcuno, nell’esecutivo, se ne rende ben conto e silenziosamente lavora per frenare, smussare, dare colpi di barra. Ma forse non basta.
Non basta perché anche Silvio Berlusconi ha promesso e fatto più di quanto avrebbe potuto e dovuto forte di sondaggi che gli regalavano una popolarità e un potere crescenti. Non basta perché anche Matteo Renzi con la sua ossessione di rottamare interi pezzi di classe dirigente, istituzioni, consuetudini e leggi ha finito per rottamare sé stesso e — fatto assai più grave — il suo partito. Anche in questo caso forte di sondaggi che però — ad un certo punto — hanno preso una china avversa e, a quanto pare, ancora inarrestabile. Le piazze, tutte le piazze del mondo, per quanto piene, adoranti, urlanti, non hanno mai portato risultati invidiabili.
Il premier Giuseppe Conte afferma fieramente di essere «populista» in quanto esecutore dei desiderata emersi con forza nelle elezioni del 4 marzo scorso. Sacrosanto e, se vogliamo, nobile intento. Ma attenzione perché la storia ci ricorda che non esistono governi troppo a lungo popolari e comunque, come osservò Oscar Wilde, le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni.