Corriere della Sera

«Tav? Si decide entro l’anno E sui flussi stime farlocche»

Il ministro: finora stime farlocche sui flussi

- di Andrea Ducci

«S ulla Tav Salvini dice che si va avanti? Bene, perché sempre lui conferma che serve un’analisi costi-benefici. Dobbiamo capire, entro fine anno la risposta». Sulla Torino -Lione il ministro Toninelli non arretra. E rincara:

«Le stime sui flussi sono farlocche».

ROMA Ministro Toninelli sulla Tav Torino-lione il vicepremie­r Salvini dice «si va avanti». Come si concilia con quanto sostenuto da lei negli ultimi giorni?

«Con il fatto che proprio Salvini conferma che serve un’analisi costi-benefici di questa opera. Ma al di là della posizione personale di Salvini, la domanda a cui dare risposta resta se la Tav è un’opera redditizia o meno. Tutte le stime e le previsioni, per esempio, si fondano su valori dei flussi di merci e di persone che definirei farlocchi, poiché diminuisco­no anziché aumentare. Serve, quindi, un’analisi attualizza­ta per una valutazion­e più approfondi­ta».

Tutto ciò vuol dire che il progetto potrebbe essere

Le Ferrovie Abbiamo sostituito i vertici perché l’efficienza è nulla senza etica. Non è questione di poltrone

comunque realizzato, sebbene rivedendon­e caratteris­tiche, destinazio­ne e connotazio­ne?

«Significa che deve essere valutato e riformulat­o tutto, ma se per ripagare l’opera servono più di 50-60 anni, finendo con il mettere le mani nelle tasche degli italiani per finanziarl­a, è meglio bloccarla. Intanto, certo è che gli sprechi legati alle linee Tav sono sotto gli occhi di tutti e sono stati stigmatizz­ati dalla Corte dei conti Ue, secondo cui l’italia spende il doppio per chilometro, in alcuni casi quasi il triplo, rispetto agli altri grandi Paesi Ue».

Ragionevol­mente quanto sarà necessario attendere per sapere se la Tav si farà o meno?

«Stiamo avviando tutte le valutazion­i relative al progetto, sarà un lavoro con vari stati di avanzament­o, ma contiamo di chiudere entro le fine dell’anno».

Perché avete deciso di sostituire i vertici di Ferrovie?

«L’efficienza è nulla senza etica. E poi perché bisogna realmente spostare il focus sul trasporto regionale e dei pendolari».

A cosa si riferisce quando parla di etica?

«Il consiglio di amministra­zione di Ferrovie avrebbe dovuto applicare la clausola etica e far decadere l’amministra­tore delegato, poiché rinviato a giudizio per truffa. Il non avere applicato quella clausola ci ha costretto ad adottare lo spoils system. Non discende da alcuna volontà di occupare poltrone».

Nel mirino è finita la fusione tra Anas e Ferrovie. Fare marcia indietro avrà effetti sui conti pubblici?

«Abbiamo svolto un’attenta analisi. Tutte le eventuali sinergie industrial­i possono essere realizzate ugualmente, mentre l’idea di mettere assieme chi si occupa di ferro e di strade appariva abbastanza bizzarra. Stiamo già valutando dove verrà ricollocat­a Anas all’esterno del perimetro pubblico, fermo restando che bloccare la fusione non comporta impegni di denaro».

Perché ha escluso ogni possibilit­à che Ferrovie sia quotata in Borsa?

«L’ipotesi di quotazione del gruppo Fs e poi delle Frecce risale a qualche anno fa, un’ipotesi di cui si parlò durante il governo Letta, salvo poi accantonar­la. Ad ogni modo, le aziende pubbliche che danno redditivit­à e profitti devono continuare a dare benefici all’intera collettivi­tà, se vanno bene e fanno utili non c’è motivo di privatizza­rle».

Sul destino di Alitalia la sua indicazion­e è che il capitale sia in capo all’italia per il 51%. Cosa vuol dire: in mano pubblica o privata?

«È presto per parlarne in dettaglio. Alitalia deve tornare a essere un vettore nazionale forte e connesso agli interessi del sistema Paese. In grado di difendere i propri lavoratori e di fare margini grazie soprattutt­o alle tratte più lunghe. L’obiettivo non è salvarla ma rilanciarl­a».

Con Alitalia si sono già cimentati lo Stato, i privati con i cosidetti capitani coraggiosi, un grande vettore come Etihad e, da ultimo, i commissari straordina­ri. Ma in Italia c’è qualcuno disposto a mettere dei soldi nella ex compagnia di bandiera?

«Stiamo valutando tutte le possibilit­à e stiamo trattando con tutti. Per ovvie ragioni non è possibile aggiungere altro».

Alle grandi opere e infrastrut­ture, lei predilige una rete di piccole opere diffuse, che servano realmente ai cittadini. Come si traduce tutto ciò in sviluppo, crescita, progresso e arricchime­nto

 Alitalia Alitalia deve rimanere un vettore nazionale forte Stiamo trattando con tutti per rilanciarl­a

di un Paese? In breve, cosa sarebbe oggi l’italia senza l’autostrada del Sole o senza l’alta velocità ferroviari­a?

«Premetto che non sono assolutame­nte contrario alla grande opera in sé. L’ho detto più volte: al Paese servono tante grandi infrastrut­ture che siano davvero utili. Ma il nostro è un territorio che ha una prima, gravissima emergenza: la manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria dell’esistente. Tanti piccoli interventi fanno una vera grande opera utile, penso soltanto agli investimen­ti degli enti locali. Peraltro, è dimostrato che il moltiplica­tore occupazion­ale delle piccole opere diffuse è superiore a quello delle cattedrali nel deserto».

Osservator­i e commentato­ri prefiguran­o che il varo della legge di Bilancio si tradurrà in una delusione per le attese dei vostri elettori, mettendo così a dura prova la tenuta del governo.

«Vedremo in dettaglio, quando avremo chiaro l’andamento dei conti con la nota di aggiorname­nto al Def. In ogni caso, il governo è consapevol­e che è necessario liberare risorse per consentire al Paese di risollevar­si davvero. Dunque, serve il Reddito di cittadinan­za, servono sgravi fiscali alle imprese e un rilancio reale della spesa in conto capitale per far ripartire gli investimen­ti pubblici».

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M5S Danilo Toninelli, 44 anni, ministro delle Infrastrut­ture e Trasporti nell’esecutivo Conte

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