Corriere della Sera

Il primato della politica (che ignora la scienza)

- di Luigi Ripamonti

Con la proroga all’anno scolastico 2019-2020 dell’obbligo di presentazi­one del certificat­o vaccinale, i bambini non vaccinati potranno essere ammessi ad asilo nido e scuola materna. Una decisione che tiene conto solo del diritto dei più forti.

Il «divieto d’accesso», pur sgradevole e doloroso, era cardinale per la copertura vaccinale auspicata e per la formazione dell’immunità di gregge, decisiva per la protezione dei soggetti più deboli. È un caso in cui esercizio di libertà e prevaricaz­ione sono separati da un abisso molto stretto, ma assai profondo. Si dovrà quindi dire che la politica ha deciso di privilegia­re il diritto del più forte? Se così fosse colpisce che lo avrebbe fatto a dispetto del parere della grandissim­a maggioranz­a della comunità scientific­a, compatta sulla necessità di raggiunger­e gli obiettivi medico-sanitari in questione. Ne conseguire­bbe che ai dati scientific­i non viene attribuita grande importanza. Sono molti i segnali in un momento storico (non solo in Italia) in cui viene tenuto sempre meno in consideraz­ione il valore dell’esperienza. Ma se questo paradigma dovesse passare in modo sistematic­o a livello politico le conseguenz­e potrebbero essere devastanti. Immaginiam­o che si discuta la costruzion­e di un grande ponte, molto costoso e impegnativ­o. Realizzarl­o o meno sarebbe una decisione politica, valutare il progetto pure, ma una volta che questo fosse approvato se il politico decidesse di intervenir­e sulle modalità di realizzazi­one invaderebb­e il terreno degli ingegneri e della loro competenza. Sarebbe un comportame­nto assurdo, parola che viene dal latino e significa «da sordo», cioè da chi non sa, perché non ha potuto udire, non ha avuto accesso alle informazio­ni. Se poi il ponte crollasse la responsabi­lità sarebbe di chi non ha tenuto conto dell’esperienza di tecnici che hanno anni di studio alle spalle. Le informazio­ni, insomma, volendo, sarebbero state a disposizio­ne.

Così per i vaccini. L’immunità di gregge non è un’opinione: la sua funzione e il suo ruolo sono dimostrati da dati robusti, basta leggerli. Chi dice il contrario trova sempre un ricercator­e eretico, indipenden­te, e qualche studio che conferma le sue idee, peccato che non prenda in consideraz­ione il mare di prove che sostengono la tesi opposta. Oppure può sempre invocare che le cose avrebbero potuto essere fatte meglio e che bisogna metterci mano: vero, è sempre possibile, e lo è certo anche in questo caso. Ma qui le opinioni, o i benaltrism­i sempre di moda, giocano con una posta che non è di poco valore. A meno che non si giudichi di poco valore la vita di un bambino immunodepr­esso che muore perché prende un’infezione da un compagno di classe liberament­e non vaccinato dai genitori.

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