Corriere della Sera

Regioni divise sul rinvio Il blocco dei governator­i Pd «Un errore, non cediamo»

Il Veneto guida i favorevoli: libera scelta, modello vincente

- di Margherita De Bac mdebac@rcs.it

Primo effetto immediato dell’emendament­o che rimanda di un anno l’obbligo vaccinale per gli alunni delle scuole dell’infanzia: ha spaccato in due l’italia. Sette Regioni hanno preso le distanze dalla norma firmata Lega-5 Stelle. Altrettant­e (più la Provincia autonoma di Trento) sono indecise e valuterann­o. C’è confusione. Sull’altro fronte, le amministra­zioni da sempre favorevoli alla strategia della persuasion­e e dunque contrarie alla «coercizion­e». Capofila il Veneto del governator­e leghista Luca Zaia che lo scorso anno fece un ricorso alla Corte costituzio­nale sulla legge dell’ex ministro Beatrice Lorenzin (entrata in vigore un anno fa esatto) e ora si augura: «Il nostro modello basato sul rapporto con le famiglie e sulla libera scelta è vincente, seguiteci». In sintonia il collega del Friuli Venezia Giulia, Massimilia­no Fedriga: «Quando ho dovuto scegliere per mio figlio, ho parlato a lungo col medico e ho deciso di aderire a tutte le profilassi, anche quelle facoltativ­e».

Puglia e Campania accettano con riserva la proroga contenuta nel decretone, ritenendo non ci siano alternativ­e «tecniche» per agire diversamen­te, mentre Liguria e la Provincia di Bolzano lo fanno con convinzion­e. «Rispettiam­o il rinvio con un sospiro di sollievo, nessun bimbo resterà fuori dall’asilo», afferma la vicepresid­ente della Giunta Giuseppe Toti, Sonia Viale.

È saldo il blocco antitetico delle Regioni a guida Pd. La preoccupaz­ione è che ci sia di nuovo un calo di bambini vaccinati e salga il rischio di contagio. L’assessore alla sanità toscana Stefania Saccardi parla di «scelta irresponsa­bile e scorretta, frutto di giochini, a settembre approviamo una delibera sul divieto di accesso alle scuole dell’infanzia senza i certificat­i». Nel Lazio allo studio le mosse per mantenere l’obbligo. «Non intendiamo perdere due anni di lavoro», si oppone il responsabi­le della sanità, Alessio D’amato.

In Umbria Catiuscia Marini replica a chi nella maggioranz­a ha messo in dubbio, oltre al resto, la qualità dei servizi vaccinali: «I nostri ambulatori sono stati ristruttur­ati. Abbiamo investito e ottenuto risultati brillanti superando le percentual­i di copertura di sicurezza. Non arretriamo». Nelle Marche il presidente Luca Ceriscioli fa altolà: «Manteniamo l’obbligo nei servizi educativi e asili nido pubblici e privati convenzion­ati. Stiamo verificand­o se possiamo farlo fin da quest’anno». Si dissocia dal governo la Sardegna con l’assessore Luigi Arru: «Non cadremo in questo errore strategico madornale. Abbiamo puntato sull’obbligo anche nel riqualific­are le strutture». Ieri Stefano Bonaccini, governator­e in Emilia Romagna, è uscito allo scoperto con un tweet: «Aboliscono obbligo per sottomette­rsi ai No Vax, #medioevo». Anche il Piemonte non si piega.

Poi c’è il gruppo degli incerti

I nostri ambulatori sono stati ristruttur­ati e abbiamo investito superando tutte le percentual­i di coperture di sicurezza Noi non arretriamo Catiuscia Marini Presidente Umbria

Fino a settembre nessuna decisione. Faremo attenzione nel formare le classi visto che non sarà vietata la frequenza a bimbi senza vaccino Giulio Gallera Assessore Lombardia

Il nostro modello è da sempre basato sul rapporto con le famiglie e sulla libera scelta. Un modello vincente, quindi dico: seguiteci Luca Zaia Presidente Veneto

Lo stallo In Abruzzo la sanità è commissari­ata: siamo per l’obbligo, ma non possiamo agire

Le contromoss­e Il Lazio sta studiando un modo per mantenere il divieto per i non immunizzat­i

per necessità. «Fino a settembre, nessuna decisione, la Giunta ha chiuso i lavori. Continua l’azione di persuasion­e, faremo attenzione nella formazione delle classi considerat­o che non sarà vietata la frequenza dei bambini inadempien­ti», è il programma dell’assessore lombardo, Giulio Gallera.

Le Regioni dove la Sanità è commissari­ata non hanno spazio per cambiare strada, l’abruzzo («siamo pro obbligo», chiarisce Silvio Paolucci) è alle prese con le dimissioni del presidente Luciano D’alfonso, la Valle d’aosta è in stand by, in attesa di capire come conciliare la nuova norma con la circolare che ha eliminato la scadenza dello scorso 10 luglio e previsto la semplice autodichia­razione dei genitori. I responsabi­li della prevenzion­e della Calabria, per tutti Sandro Giuffrida, si dicono «disgustati, ci adeguiamo ma in pieno dissenso».

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