Di Maio: «Nessuno strappo con l’europa»
Il vicepremier: l’iva non aumenterà. Rinviato di un anno il taglio delle società partecipate
«Non c’è bisogno di nessuno strappo con l’unione europea». Il giorno dopo il vertice di governo sulla legge di Bilancio, il vice premier Luigi Di Maio usa toni morbidi per rassicurare i mercati, che in questi giorni hanno dato segnali di nervosismo con l’aumento dello spread. Una tendenza tenuta sotto osservazione dal ministero dell’economia, visto che l’aumento del differenziale tra i tassi di interesse finisce per incidere sui costi del debito pubblico e per ridurre i margini di manovra nelle scelte di politica economica.
Secondo Di Maio ci sono «due grandi emergenze in Italia: il livello di tasse sulle imprese, e quindi bisogna fare la Flat Tax», confermando di fatto l’ipotesi che per la cosiddetta tassa piatta si partirà dall’estensione del meccanismo già previsto adesso per le partite Iva. «La seconda emergenza — dice Di Maio — ma non per ordine di importanza sono i cinque milioni di persone in povertà assoluta. Per questo il reddito di cittadinanza è un’emergenza che dobbiamo assolutamente portare avanti». Il vicepremier boccia anche l’ipotesi di un aumento dell’iva per finanziare la flat tax voluta dalla Lega. Ma su questo punto è Forza Italia ad attaccare: «Se fosse confermato questo punto — dice la vice presidente della Camera Mara Carfagna — ci troveremmo di fronte a un gioco delle tre carte».
Il conto della prossima legge di Bilancio non lascia molti spazi di manovra. Per fermare l’aumento dell’iva che altrimenti scatterebbe il primo gennaio servono 12,5 miliardi, poi ci sono 3,5 miliardi di spese indifferibili, più almeno 4 miliardi di spesa aggiuntiva per interessi e 2,5 miliardi di ricadute sul deficit della minore crescita nel corso dell’anno. Le prime risposte arriveranno entro il 27 settembre quando il governo dovrà presentare la nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza.
Già martedì, invece, dovrebbe arrivare la definitiva conversione in legge del decreto Dignità. Anche al Senato il governo, in cambio dell’impegno delle opposizioni a non fare ostruzionismo, dovrebbe evitare il ricorso al voto di fiducia. Sempre al Senato, con un emendamento al decreto Milleproroghe, è stato rinviato di un anno il termine per il taglio delle società partecipate previsto dalla riforma Madia