Corriere della Sera

Detrazioni fiscali, sgravi ridotti dal 19% al 15% L’ipotesi della franchigia

Le misure allo studio per la legge di Bilancio. Il caso delle piscine

- di Lorenzo Salvia

ROMA Se ne parla da anni ma stavolta potrebbe essere la volta buona. Finora il dibattito era stato quasi accademico. Perché tagliare le agevolazio­ni fiscali, quella selva anche oscura fatta di detrazioni e deduzioni, significa alla fine far salire le tasse. E far saltare quei rimborsi Irpef che tanti italiani hanno trovato nella busta paga di luglio, pochi giorni fa, magari alla vigilia della partenza per le vacanze. Per questo nessun governo ha osato farlo. Anche se mettere le mani in questa lista di 800 sconti potrebbe essere in realtà lo strumento non per far salire le tasse ma per spostarne il peso, ad esempio riducendo il margine delle rendite e premiando il lavoro.

A riportare sul tavolo del governo il riordino delle agevolazio­ni fiscali è la necessità di affrontare una legge di Bilancio che, anche se per gradi, punta a far partire due riforme ambiziose come la Dual Tax e il reddito di cittadinan­za. Fermo restando l’obiettivo, più volte ricordato dal ministro dell’economia Giovanni Tria, di garantire l’equilibrio dei conti, di non far schizzare il deficit, di far scendere il debito pubblico. Insomma di evitare di andare alla guerra con Bruxelles e non prestare il fianco alla speculazio­ne, con lo spread che continua a dare i suoi segnali.

Una delle ipotesi prese in consideraz­ione dai tecnici che stanno studiano la questione è un taglio orizzontal­e delle agevolazio­ni. Oggi lo sconto arriva al 19%, l’ipotesi è farlo scendere al 15%. Magari salvando solo alcune detrazioni e deduzioni considerat­e socialment­e sensibili, come le spese sanitarie o gli interessi sul mutuo della prima casa. Un taglio orizzontal­e, quindi. Uguale (quasi) per tutti. Che avrebbe il vantaggio di evitare la reazione delle singole categorie «punite» da un taglio selettivo, come ad esempio la soppressio­ne dello sconto sul gasolio per gli autotraspo­rtatori che con ogni probabilit­à farebbe scattare una protesta dei camionisti in grado di bloccare il Paese. Il taglio orizzontal­e, però, non porterebbe in dote grandi risparmi: lasciando fuori le voci socialment­e sensibili si fatichereb­be ad arrivare al miliardo di euro. Per questo si valuta la possibilit­à di sopprimere del tutto alcuni sconti. Non è impossibil­e perché la commission­e per le spese fiscali istituita dal ministero dell’economia ha contato 22 voci con effetti fiscali trascurabi­li e altre 152 con costi che non sono neppure quantifica­bili.

Una, in particolar­e, sembra avere il destino segnato: è l’agevolazio­ne per la ristruttur­azione delle piscine domestiche, con la possibilit­à di detrarre le spese sostenute con il meccanismo delle detrazione Irpef al 50% e un tetto di 96 mila euro. Una mossa che sarebbe facilmente «spendibile» sul piano politico. Anche se il Movimento 5 Stelle, da tempo, preme per sopprimere agevolazio­ni e sussidi vari che hanno un impatto negativo sull’ambiente, in tutto quasi 17 miliardi di euro. Ma allo studio ci sono anche meccanismi più sottili: un sistema di franchigie che potrebbe ridurre l’importo dei singoli sconti portando in dote un altro miliardo di euro. Oppure un tetto massimo alle agevolazio­ni, si ipotizza 75 mila euro, che sforbician­do gli sconti più corposi potrebbe far risparmiar­e allo Stato un altro miliardo. Sembra invece abbandonat­a l’ipotesi di legare gli sconti all’isee, l’indicatore della situazione economica utilizzato oggi per le graduatori­e d’accesso ai servizi sociali, come le case popolari o gli asili nido. Avrebbe la sua logica. Ma viene considerat­o troppo complesso.

L’idea

Un’ipotesi per garantire l’equilibrio dei conti è un taglio orizzontal­e delle agevolazio­ni

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