Corriere della Sera

Critiche, gaffe: prime crepe nel potere di Xi

Cina, il presidente è oggetto di proteste virali e lamentele dei dirigenti: segno di problemi di governo

- Guido Santevecch­i

Lo hanno chiamato «il Presidente di tutto», a marzo il Congresso del popolo ha cambiato la Costituzio­ne per consentirg­li di restare presidente a vita, se sarà necessario per completare il suo grande piano che prevede una Cina superpoten­za mondiale, più forte anche degli Stati Uniti. Ma in questa estate a Pechino stanno circolando voci e segnali su problemi di governo per Xi Jinping, su contestazi­oni alla sua gestione.

Tutto è cominciato il 4 luglio, quando una giovane donna è riuscita a trasmetter­e in live-stream su un social network un atto di sfida inconsueto: si è filmata mentre imbrattava con inchiostro uno dei moltissimi manifesti sui muri di Pechino che ritraggono Xi Jinping e lo indicano come il nuovo grande timoniere dell’impero; il video «contro la tirannia» è divenuto virale prima dell’intervento della censura, ma la vicenda della contestatr­ice si è chiusa rapidament­e con l’arrivo della polizia alla sua porta. Un piccolo caso, in un Paese di oltre 1,3 miliardi di anime. Ma pochi giorni dopo l’agenzia Xinhua è intervenut­a sui «rischi del culto della personalit­à» con uno strano articolo che ricordava come nel 1980 il capo del Partito, a quei tempi Hua Guofeng, dovette scusarsi per essersi lasciato andare a comportame­nti simili a quelli di Mao. L’intervento della Xinhua, voce ufficiale del potere, è stato rimosso dal web, ma il mesno Impronta

La traccia lasciata dalle mani del leader cinese Xi Jinping sulla tavoletta di argilla all’ultimo incontro dei Brics, i Paesi che rappresent­ano le principali economie emergenti (Ap) saggio era partito: anche Xi potrebbe aver commesso qualche errore nella sua corsa ad accreditar­si come il leader più potente dai tempi di Mao. Ed è un fatto che nelle ultime settimane dallae bacheche pubbliche di Pechino sono stati tolti diversi ritratti di Xi.

Poi sono circolate voci su una lunga lettera scritta da un gruppo di anziani dirigenti capeggiati dal vecchio presidente Jiang Zemin che invocavano una correzione nella rotta della Cina. Nonostante Xi sia considerat­o in Occidente il Nuovo Mao, è evidente che c’è sempre una fronda di scontenti all’interno del Partito-stato. Gli ex come Jiang Zemin pensano che sia stato un errore scardinare il sistema di gestione collegiale e attribuire tutti i poteri a Xi; chi è stato emarginato gioca a sottolinea­re la responsabi­lità del «Presidente di tutto» nella crisi commercial­e con gli Stati Uniti. Secondo questa fazione, Xi Jinping avrebbe sbagliato ad abbandonar­e la strategia di Deng Xiaoping, che per anni aveva predicato la necessità di «guadagnare tempo nascondend­o la forza della Cina»: invece, lanciando il «Sogno cinese» e giurando che Pechino sarà presto superpoten­za, il nuovo timoniere cinese avrebbe provocato la reazione bellicosa di Donald Trump che con i dazi sta creando non pochi problemi all’industria.

In questa estate non sono mancate le solite voci su trame golpiste, che però seguo- Xi fin da quando è arrivato al vertice, nell’autunno del 2012. Il leader supremo non ha cambiato la sua agenda di frequenti viaggi all’estero e questo significa che non doveva temere azioni eversive in sua assenza. Però è sembrato affaticato: durante un colloquio

L’articolo

Il giornale ufficiale del potere ha ammonito sui «rischi del culto della personalit­à»

con la direttrice generale dell’unesco l’ha chiamata ripetutame­nte direttrice dell’organizzaz­ione mondiale del commercio. Secondo la cronaca della France Presse in un altro incontro internazio­nale lo stesso giorno Xi è stato sul punto di addormenta­rsi. Forse è esausto per le tensioni, forse davvero le molte sfide interne gli tolgono il sonno la notte.

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