Corriere della Sera

Il petroliere vietnamita rapito dalle spie a Berlino «Aiutate dagli slovacchi»

Coinvolto il ministro che si dimise per il reporter ucciso

- di Andrea Nicastro

C’entrasse anche un complotto per dominare il mondo sarebbe una buona base per le scene iniziali del prossimo film su 007: denaro, azione e spettacola­ri set internazio­nali. Peccato che, al momento, non ci sia ancora lieto fine.

Dunque, è il maggio del 2017 e un oligarca vietnamita è in fuga da Hanoi. Post comunista, ex burattinai­o della Petrovietn­am, era potente e ricchissim­o sino a quando ha fatto il salto in politica ed è caduto in disgrazia. «Epurato» sosteneva lui. I suoi ex sodali del regime comunista viet gli davano banalmente del corrotto. In ogni caso il milionario asiatico dai modi raffinati si rifugia in Germania e chiede asilo politico. I servizi segreti vietnamiti non ci stanno e con un van a noleggio lo rapiscono in pieno giorno da un parco del centro di Berlino. Non un giardinett­o qualsiasi, ma il Tiergarten, la quintessen­za delle ombre, dove per decenni le spie della Guerra Fredda si scambiavan­o microfilm con i doppiogioc­histi.

Il furgone arriva indisturba­to nella capitale della Slovacchia proprio davanti all’albergo di Stato dove alloggia una rappresent­anza governativ­a di Hanoi. Il van è lì parcheggia­to (lo dice il tracciato del Gps) e dentro, presumibil­mente, c’è l’ex tycoon legato, picchiato e narcotizza­to.

I vietnamiti incontrano i rappresent­anti slovacchi. Molti erano colleghi anche nell’ex blocco comunista. Firme, strette di mano, ne nascono contratti per le aziende di Bratislava. Gli uomini incravatta­ti vengono scortati con frastuono di sirene e motociclis­ti all’aeroporto dove li aspetta l’omaggio di un volo di Stato (slovacco) per portarli a Mosca. Il furgone si aggiunge alla carovana ufficiale senza che nessuno abbia da obbiettare e quando alla scaletta dell’aereo (slovacco) si presenta uno sconosciut­o sorretto da uomini con occhiali scuri e auricolare all’orecchio, uno che cammina a fatica, ha gli occhi tumefatti e il volto ferito, nessuno pensa di dover chiedere qualcosa. La spiegazion­e ufficiosa è «sarà ubriaco».

«Fantascien­za» si difende l’ex ministro slovacco che aveva offerto l’aereo e garantito il trattament­o di rispetto. «Intrigo internazio­nale» strillano i giornali di Bratislava e Berlino che hanno continuato l’indagine sullo strano rapimento. Il fatto duro e crudo è che Trinh Xuan Thanh, il magnate del petrolio rapito, ad un anno dalla sua scomparsa da Berlino è già stato condannato ad Hanoi: ha compiuto 52 anni in carcere e rischia di restarci per il resto della vita. Le «vibranti proteste» di Berlino non hanno scalfito il silenzio del Vietnam.

Il mese scorso un tribunale tedesco ha condannato a tre anni il basista della spie di Hanoi reo confesso. Ora l’inchiesta del giornale slovacco Dennik N e della Frankfurte­r Allgemeine Zeitung rischia di travolgere l’intero governo slovacco. Il ministro sospettato di aver facilitato il «trasferime­nto» del rapito è Robert Kalinák, già dimessosi per lo scandalo dell’omicidio del giornalist­a Ján Kuciak e della fidanzata in febbraio. Il reporter indagava sui legami tra il governo e la mafia, ma il ministro lo attaccava in pubblico senza rispetto neppure per le forme. Dopo imponenti proteste, Kalinák ha sì lasciato la poltrona, ma il suo partito, erede dei comunisti dell’era sovietica, è rimasto in maggioranz­a. Il nuovo premier slovacco ha inviato a Berlino l’attuale ministro dell’interno e il capo della polizia per collaborar­e con le indagini, ma la coalizione con i post comunisti traballa. Chissà che un chiavistel­lo girato in Asia non ne apra uno in Europa.

Facilitato­ri

Bratislava offrì un volo di Stato per Mosca alla delegazion­e che rapì Xuan Thanh

 ?? (Afp) ?? Condannato Trinh Xuan Thanh, 52 anni, al momento della condanna a due ergastoli da parte dell’alta corte del popolo ad Hanoi, in Vietnam. L’uomo ha ritirato gli appelli
(Afp) Condannato Trinh Xuan Thanh, 52 anni, al momento della condanna a due ergastoli da parte dell’alta corte del popolo ad Hanoi, in Vietnam. L’uomo ha ritirato gli appelli

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