Corriere della Sera

Le squadre di calcio sono idee platoniche

- di Beppe Severgnini

Confesso che mi hanno fatto tenerezza, i tifosi milanisti che sono andati a sventolare sciarpe e maglie per Gonzalo Higuain, sotto il balcone del Palazzo dell’arengario a Milano. Tenerezza non vuol dire irritazion­e, sufficienz­a, tanto meno pena. Diciamo che ho provato un moto d’affetto per loro, e l’ho esteso a tutti noi tifosi. Senza la nostra ingenuità il calcio non esisterebb­e. Ogni tanto penso alle risate che devono farsi i procurator­i, impegnati a calcolare vantaggi fiscali e percentual­i, pensando alla varia umanità che là fuori gongola per un acquisto o freme per una cessione.

L’ascensione al cielo di Higuain e dell’apostolo Caldara — alti sulla piazza, vista sul Duomo — sono risultati commoventi per un motivo. Il Milan, non certo per demerito dei suoi tifosi, ha attraversa­to un periodo grottesco. Il misterioso cinese che ha speso molti soldi per nulla; il fondo americano; la vecchia proprietà (Berlusconi) che preferisce pensare a Foa e Salvini invece di spiegare se sa qualcosa di quel pasticcio. La situazione era tale che, negli ultimi tempi, molti hanno provato a consolare gli amici milanisti. E chi tifa lo sa: non c’è nulla di peggio della compassion­e degli avversari.

Ora cambierà? Lo spero, per almeno tre motivi. Perché il Milan non è una SPA (Squadra Piuttosto Antipatica), ma una SAS (Squadra Abbastanza Simpatica), come l’atalanta, il Genoa, la Fiorentina, il Torino, il Cagliari, la Lazio, il Napoli e alcune altre. Perché il Milan è di Milano, quindi un po’ parente. E perché, come certi personaggi sfortunell­i nei romanzi di Dickens, merita un po’ di buona sorte, nella seconda parte del romanzo. Ricordo il gol di testa del portiere del Benevento, all’ultimo minuto, il giorno dell’esordio di Gattuso in panchina: sono cose che si stampano nella memoria di una generazion­e.

Vedete? Mancano ancora due settimane all’inizio del campionato, e già ragiono da tifoso. Quindi, non ragiono. Perché una squadra non è un cosa concreta. È un’idea platonica cui associamo ricordi d’infanzia e serate con gli amici, celebrazio­ni collettive ed euforie solitarie, ansie televisive e il rombo magico dello stadio pieno. Stanno provando di tutto, i manovrator­i del calcio, per rovinare questa idea. Ma non ce la faranno. Ogni squadra, a suo modo, è speciale e ha colori bellissimi. Quando sono nerazzurri, sono addirittur­a incantevol­i.

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