Sirene pericolose per i liberisti
Davvero cruciale l’interrogativo che pone il sociologo britannico Colin Crouch: «Come interpretano i neoliberisti la nascita della xenofobia e del nazionalismo: come l’emergere di nuovi alleati o come il profilarsi di una minaccia potenzialmente letale al loro progetto?». In una visione di lungo periodo, argomenta l’autore del saggio Salviamo il capitalismo da se stesso (traduzione di Paola Palminiello, il Mulino) le forze favorevoli al mercato hanno molto da perdere dall’azione di chi combatte il libero scambio e aizza la rabbia popolare contro le élite intellettuali e finanziarie. Ma nell’immediato molti sostenitori dell’imprenditoria privata, magari quella più propensa a intrattenere rapporti opachi con la pubblica amministrazione, potrebbero ritenere conveniente appoggiare chi addita l’immigrazione di massa e le istituzioni sovranazionali come cause di ogni male, secondo una comoda logica di ricerca del capro espiatorio.
Non per nulla, sottolinea Crouch, in Gran Bretagna l’establishment conservatore si è profondamente diviso sulla scelta avventata della Brexit. E negli Stati Uniti una parte delle imprese ha appoggiato l’ascesa di Donald Trump. In fondo il sovranismo può soddisfare «chi aspira a scongiurare una regolamentazione efficace dell’economia internazionale». Ma il calcolo rischia di rivelarsi azzardato, anzi dannoso. Per tutti.