La missione comune di Dovizioso & Rossi: fermare Marquez
Andrea in pole, Vale 2°. E il fratello batte Marquez jr
BRNO Ci sono giri che ti fanno stare bene. Che ti fanno sentire figo, e «di brutto». Non vedeva la pole da una vita Andrea Dovizioso, dal Gp della Malesia del 2016. Non è mai stato uno sprinter, lui ama la maratona. Ma dopo 28 gare con «una prova di forza», nonostante le gomme logore, ha messo in fila tutti. E ora gode, insieme a Valentino Rossi. Splendido secondo davanti al suo popolo giallo al quale la Dorna ha chiesto di smetterla con i fumogeni per evitare pericolosi nebbioni.
Lui e Dovi hanno una missione: togliere l’appetito al cannibale Marc Marquez (terzo), il Dottore poi ci tiene a cancellare quel -46 in classifica, ironia della sorte il suo numero magico. Le premesse per un’altra domenica di fuoco sulla pista dove la sua leggenda è iniziata (22 anni fa qui centrò la prima vittoria nel Motomondiale, in classe 125) non mancano. All’epoca non era ancora nato Luca Marini, il fratellino che oggi gli batte sulla spalla per festeggiare la prima pole nella Moto2. Ottenuta alla 46esima gara della carriera, cose da cabala. Cose di famiglia, il ventenne di Tavullia ha battuto Marquez junior.
Ma torniamo ai «grandi» e ai loro dubbi su quali gomme scegliere e su come farle durare 21 giri con temperature così alte. C’è da scommettere che nessuno del trio tirerà all’inizio per evitare il crollo nel finale: «L’opposto di quello che si dovrebbe fare normalmente» commenta Jorge Lorenzo, primo della seconda fila.
Dovi ha studiato a fondo la situazione, ha sfruttato le prove libere per macinare chilometri con le coperture al limite e adesso è considerato il favorito, almeno da Marquez. Ritrovata l’alchimia con la Ducati, Andrea ragiona sulla tattica e allenta la tensione: «È impossibile dire come siamo messi rispetto agli altri, però ce la giocheremo». La vede così: «Marc e Dani (Pedrosa, ndr) sono messi molto bene, Petrucci bene, Lorenzo abbastanza e Valentino dirà la sua perché spesso tira sempre fuori qualcosa di diverso».
Già, che cosa si inventerà stavolta? In realtà Rossi appare preoccupato per il ritmo. La Yamaha è indietro rispetto a Ducati e Honda, Maverick Vinales in versione biplano è atterrato addirittura in quarta fila. A 39 anni il Doc fa ancora la differenza e dà regolarmente la paga al compagno, anche se oggi teme di «essere costretto a giocare in difesa». I guai sono i soliti, legati al consumo degli pneumatici della M1; chi lo conosce dice che esagera e che sarà in piena lotta per il podio. Ma lui minimizza ed esalta il fratello: «È messo meglio di me, sta facendo grandi passi avanti. Ha vent’anni e tutto il tempo di costruire una bellissima carriera». Con un maestro così poi. Occhi azzurri intensi, Luca ringrazia e vola basso: «È impossibile anche solo pensare di poter ripetere ciò che ha fatto Vale». Ricorda di quando da piccolino veniva a Brno per vederlo: «Era sempre un appuntamento speciale, una gara importante dove si decidevano i Mondiali».
E adesso forse lo è ancora più.