Corriere della Sera

Il Colle e la traccia milanese

L’azione di una società esperta. Oggi il dossier di Pansa al Copasir

- di Fiorenza Sarzanini

Alcuni profili Twitter utilizzati nel maggio scorso per l’attacco al Quirinale sono ancora attivi. Una traccia porta a Milano. Oggi relazione degli 007 al Copasir.

ROMA Alcuni profili twitter utilizzati nel maggio scorso per l’attacco contro il Quirinale risultano ancora attivi. L’analisi del traffico e dei contenuti effettuata in queste ore dagli specialist­i della polizia Postale e dell’intelligen­ce dimostra che questi account continuano a «monitorare» quanto accade nel dibattito politico e spesso utilizzano lo stesso hashtag #mattarella­dimettiti, come strumento di pressione. Sono i falsi profili sui quali indaga la Procura di Roma per scoprire chi abbia pianificat­o e attuato l’operazione politica contro il capo dello Stato dopo il suo rifiuto a nominare ministro dell’economia Paolo Savona. Oggi ne parlerà al Copasir, il comitato parlamenta­re di controllo sui servizi segreti, il direttore del Dis Alessandro Pansa. La sua audizione era stata programmat­a da tempo per un aggiorname­nto sui temi più caldi — immigrazio­ne, terrorismo internazio­nale, controllo dei siti strategici, eventuali interferen­ze sull’economia — ma tre giorni fa si è deciso di ampliare l’ordine del giorno.

La pressione politica

Al Parlamento il capo dell’intelligen­ce consegnerà un dossier che ricostruis­ce quanto accaduto la notte tra il 27 e il 28 maggio. Evidenzian­do come quel bombardame­nto di tweet non abbia nulla a che fare con il Russiagate, cioè con i troll di Mosca che sarebbero stati utilizzati per influenzar­e la campagna negli Stati Uniti che ha portato all’elezione di Donald Trump. Del resto la prima traccia utile trovata dagli specialist­i avvalora la possibilit­à che a generare l’operazione sia stato un account creato sullo «snodo dati» di Milano.

L’obiettivo dell’assalto era fin troppo evidente: rilanciare le dichiarazi­oni pronunciat­e in quelle ore da Luigi Di Maio che aveva accusato Mattarella di «alto tradimento» per aver causato — escludendo la designazio­ne di Savona — la rinuncia di Giuseppe Conte a formare il governo di M5S e Lega. E così dimostrare come l’opinione pubblica fosse tutta schierata con il capo politico dei grillini, forse nella speranza di convincere il presidente a fare marcia indietro. Un tentativo andato a vuoto, che però non cancella la «pressione» politica esercitata sulla più alta carica istituzion­ale e dunque consente ai magistrati del pool antiterror­ismo di Roma coordinati dal procurator­e aggiunto Francesco Caporale di procedere nell’ipotesi che dietro il tweet storm ci fosse un disegno eversivo.

Il Tor

I primi risultati dell’analisi tecnica hanno già consentito di raccoglier­e alcuni elementi utili. Il primo profilo sarebbe stato creato con un’iscrizione avvenuta in Italia — quella dello «snodo dati» che si trova a Milano — ma in maniera schermata in modo da far figurare che provenisse dall’estero. Per gli altri account, almeno 150 nei primi minuti, sarebbero stati utilizzati server stranieri: in Estonia o in Israele. Ad agire, è questa la convinzion­e degli investigat­ori, sarebbe stata un’unica mano. Si tratta quasi certamente di una società specializz­ata in questo tipo di attività, al momento i tecnici escludono che tutto ciò sia stato fatto da privati. L’ipotesi più probabile è che abbiano utilizzato il Tor. Si tratta di un sistema di comunicazi­one anonima per internet che consente di navigare in maniera criptata e dunque di non rendere individuab­ili i soggetti che lo usano.

Il fatto che si tratti di mani esperte sarebbe dimostrato anche dalla scoperta che hanno usato un indirizzo Ip dinamico, cioè che cambia a intervalli di tempo prestabili­ti e soprattutt­o consente di far «rimbalzare» la connession­e su server diversi. In questo modo dà vita ai cosidetti Bot, programmi autonomi che fanno credere di comunicare con un’altra persona umana. Questi finti profili, sottolinea uno degli investigat­ori, «hanno pochissimi seguaci, twittano soltanto su uno o due argomenti, in alcuni casi vengono chiusi per poi ricomparir­e nei momenti ritenuti utili da chi lancia le campagne di assalto contro gli obiettivi istituzion­ali».

I profili attivi Alcuni profili utilizzati a maggio su cui indaga la Procura di Roma risultano ancora attivi

 ??  ?? L’audizione Oggi il prefetto Alessandro Pansa, 67 anni, direttore del Dipartimen­to delle informazio­ni per la sicurezza (servizi di sicurezza), verrà ascoltato dal Copasir per approfondi­re la vicenda dei presunti troll contro il capo dello Stato
L’audizione Oggi il prefetto Alessandro Pansa, 67 anni, direttore del Dipartimen­to delle informazio­ni per la sicurezza (servizi di sicurezza), verrà ascoltato dal Copasir per approfondi­re la vicenda dei presunti troll contro il capo dello Stato

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