Super Dovizioso Doppietta Ducati
Dovizioso vince davanti a Lorenzo in fondo a un duello spettacolare Marquez finisce dietro alle Ducati
Il trionfo della lucidità. Quando il popolo rosso scoppia di felicità riversandosi sotto un podio troppo antico per essere vero, il «professor» Dovizioso raccoglie l’abbraccio di papà Antonio e della fidanzata Alessandra. I meccanici fanno partire il coro: «Desmo-dovi, Desmo-doviiiiii». Il clan di Jorge Lorenzo organizza il brindisi per lo spagnolo, la festa per il secondo posto. La merita questa prepotente doppietta della Ducati, come al Mugello ma a posizioni invertite.
È iniziata con un ballo lento, avvolgente, un tango dolce. È diventato hard rock a sette giri dalla fine: scariche furiose, attacchi in sequenza, controsorpassi e danze di traverso, ha suonato più forte di tutti il ragazzo venuto da Forlì. Resistenza a oltranza contro dieci titoli del mondo a caccia, perché «quando sai di avere dietro Marc e Jorge e riesci a spuntarla è tanta roba». E non importa se a conti fatti chi ha più motivi per stappare lo champagne è il matador catalano, tre punti guadagnati su Valentino Rossi (più 49 in classifica mondiale), quarto e in crisi con le gomme, sono oro in una trasferta difficile per la Honda. Dovi è a meno 68, un abisso. Ma la sua «settimana da paura» viene prima di tutto. E non parlategli di resurrezione, la prende malissimo: «Ma così sembra che prima facevo schifo, ma non è vero». L’ha costruito metro su metro questo successo, l’ha strameritato, spremendo le gomme al limite nelle prove libere per capire fin dove poteva spingersi. Perché la gara è partita così, con i «big» a trotterellare per salvare gli pneumatici. Ha acchiappato la pole e l’ha difesa per riassaporare un gusto che non provava dal Gran premio inaugurale del Qatar. E se ieri ha condotto la Rossa nel più bello degli approdi è perché ha usato il gas e il cervello.
C’è un retroscena che spiega tanto di lui: a un giro e mezzo dalla fine, all’apice della lotta, alla curva otto guarda uno dei maxischermi ai bordi del circuito e capisce come sono messi gli avversari. «Sentivo il motore di Marc e le sue frenate, ma non avevo riferimenti, pensavo che avesse tenuto del margine. E invece è arrivato Jorge».
A quel punto, esposto agli attacchi, il numero quattro decide di calare il jolly: aumentare i giri e «rischiare di più». È la mossa decisiva, «ho scoperto una velocità inaspettata». Volano colpi a tutte le altezze nella mischia: «Sono stati attacchi duri e io ho risposto con degli schiaffi, non mi sono fatto problemi a reagire».
Un duro contro i più duri del paddock, prove generali di ciò che lo aspetterà l’anno prossimo quando Lorenzo traslocherà alla Honda per formare il dream team con Marquez. Con la divisa della Ducati Por Fuera è sbocciato quando ormai era troppo tardi, i complimenti al compagno dopo le recenti polemiche profumano di tregua. «Ognuno fa il suo cammino, fra noi c’e rispetto» precisa l’ex Yamaha. Le loro strade si separeranno fra pochi mesi, ma forse un giorno sia lui che Dovi si ricorderanno della «battaglia di Brno». Di quel rosso pieno fra le colline verdi della Moravia.
Attacchi e schiaffi
Dovi felice: «Quando hai dietro Jorge e Marc e riesci a spuntarla è tanta roba. Mi hanno attaccato di brutto, ma io ho risposto con degli schiaffi»