I due fronti sulle grandi opere
La ministra Lezzi contro Salvini: no al Tap, servono altre cose Il vicepremier: io vado avanti. Ma FI: si liberi della trazione grillina
ROMA È un braccio di ferro che sembra destinato a durare a lungo quello nella maggioranza sul tema delle grandi opere. Perché da una parte c’è la Lega, con Matteo Salvini che insiste sull’opportunità di portarle avanti, dall’altra il M5S, diviso tra scettici, decisamente contrari e attendisti. Dalla finestra, si sentono gridare forte i tradizionali (al momento sospesi) alleati del Carroccio. Gli azzurri vedono cruciale il passaggio: «Salvini dimostri se tiene fede o no alle politiche di centrodestra».
La Lega infatti insiste perché si portino a termine le grandi opere — come Tav e il gasdotto Tap — e i lavori infrastrutturali che ha sempre sostenuto, il M5S non ci sta, nonostante la cautela di Luigi Di Maio come del premier Conte. E ieri Salvini è tornato a chiedere un passo avanti agli alleati: «Nella compagine governativa, su alcune cose dovremo trovare un accordo. L’italia secondo me ha bisogno di molte infrastrutture, soprattutto al Sud. Penso alla Puglia e alla Tap: se arriverà alla fine quel gasdotto, l’energia costerà il 10% in meno».
Parole che arrivano dopo che il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli aveva annunciato che sulla Tav andrà fatta una verifica «attenta» per capire se continuare o meno i lavori, e dopo che dal partito avevano spiegato che se costerà «soldi agli italiani» non se ne farà niente. Il tema insomma è caldissimo, e a replicare a Salvini pensa il ministro per il Sud, la cinquestelle Barbara Lezzi, secondo la quale in Italia più che il Tap «servono le infrastrutture, ed in particolar modo ne hanno estremo bisogno il Sud e le aree interne del Centronord». Però bisogna intendersi di quali opere si tratta: «Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche, energia pulita». Ma in serata Salvini insiste: «Le infrastrutture servono, io vado avanti».
Nel solco, si infilano FI e FDI. Tra gli azzurri c’è chi spinge Salvini a fare molto di più, come la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini secondo la quale la Lega deve «affrancarsi» dalla «trazione grillina» di un governo che «gioca con gli slogan sulla pelle degli italiani». Proprio sulla Tav Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, chiede al leader leghista che «faccia sentire forte la voce del centrodestra e dei cittadini che ci hanno votato». E se per Mara Carfagna «finalmente Salvini dice una parola chiara sulle grandi opere», un altro azzurro come Giovanni Toti avverte: «Se il governo vuole usare il deficit per finanziare la crescita, finanzi opere che restano».
Anche Giorgia Meloni attacca il M5S che «vuole bloccare la Tav e pure il gasdotto Tap, tanto a che servono sviluppo, energia e lavoro, ci daranno il reddito di cittadinanza a tutti, no?». E sulla Tav interviene il presidente del Piemonte, il pd Sergio Chiamparino, che non fidandosi dell’analisi costi-benefici per l’opera promessa da Toninelli, annuncia che la Regione ne realizzerà una sua, perché «quella governativa si annuncia già scritta, visto a quali amici del trasporto su gomma e delle autostrade è stata affidata».