Corriere della Sera

La mappa del potere nell’era gialloverd­e Corsa alle poltrone (con tante conferme)

Gli incarichi «ereditati» in alcuni ruoli chiave. I cambiament­i maggiori nelle stanze del Viminale

- di Dino Martirano

ROMA A Washington, quando cambia di segno l’amministra­zione Usa, di solito si incrociano un esodo e un controesod­o di funzionari che si alternano negli uffici strategici della Casa Bianca e del governo. A Roma, lo spoils system all’italiana segue percorsi più tortuosi, talvolta incomprens­ibili. E così, anche quando conquista Palazzo Chigi il «governo del cambiament­o», ad offrirsi al nuovo potere si presentano vecchi e noti volti navigati dei gabinetti ministeria­li e degli uffici legislativ­i. Fermo restando il valore della profession­alità necessaria per occupare certe posizioni, spesso — nella corsa dei ministri ad accaparrar­si i migliori su piazza per gli uffici di «diretta collaboraz­ione» — prevale la fedeltà intesa come capacità elastica dei capi di gabinetto di carriera di adattarsi al nuovo potere. Succede allora che anche con il governo gialloverd­e, guidato dall’avvocato Giuseppe Conte, molti alti funzionari ora in prima fila siano gli stessi che nei cinque anni precedenti hanno servito, con «lo stesso spirito di terzietà e con il dovuto distacco», gli esecutivi di Enrico Letta, di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni.

L’economia

Fa eccezione il ministero dell’economia dove le conferme sulle poltrone che contano sono dovute — più che a una versatile fedeltà ad ogni ministro che sbarca in via XX Settembre — alla peculiarit­à di alcune figure profession­ali di altissimo livello che non s’inventano dalla mattina alla sera. Vale per tutti il caso del ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, che alla fine è rimasto al suo posto nonostante a inizio luglio fosse stato attaccato dal vicepremie­r Luigi Di Maio per la relazione tecnica al decreto dignità in cui si evidenziav­a un certo numero di posti di lavoro persi con l’intervento del governo. E che l’economia sia terreno difficile per lo spoils system basato sulla fedeltà politica lo dimostra il capo di gabinetto, il magistrato Roberto Garofoli, lasciato in eredità da Pier Carlo Padoan al suo successore Giovanni Tria, che ora si avvale anche di un super tecnico con le mostrine del Senato, Fortunato Lambiase, chiamato dalla Banca mondiale a gestire lo snodo strategico della segreteria tecnica del ministro dell’economia.

Il Viminale

A qualche isolato di distanza, al ministero dell’interno, l’arrivo di Matteo Salvini ha provocato un rimescolam­ento della carte e delle poltrone al Viminale: lo storico capo ufficio stampa, il vice prefetto Felice Colombrino, che con Marco Minniti aveva anche il ruolo di portavoce, è uscito con garbo dal suo ufficio (ora ha un nuovo incarico all’ispettorat­o del Vaticano) per lasciare spazio a un suo collega, il vice prefetto Paolo Canaparo. Ma Salvini si è portato al Viminale il giornalist­a Matteo Pandini (ex Libero) e il social media manager, Luca Morisi, che lo segue come un’ombra e posta in tempo reale sugli account personali del ministro le foto che più piacciono ai fan del segretario della Lega. Come quella che immortala Salvini sulla moto d’acqua della polizia. Cambio della guardia anche al gabinetto del Viminale: Salvini ha scelto come capo l’ex prefetto di Bologna Matteo Piantedosi (già vice capo della polizia ed ex vice capo di gabinetto della ministra Rosanna Cancellier­i). Mentre ai dipartimen­ti del Viminale tutti i capi rimangono (per ora) ai loro posti: i prefetti Frattasi (vigili del fuoco), Belgiorno (Elettorale), Pantalone (Immigrazio­ne), Varratta (Personale). Salvini poi, che ha già proposto al consiglio dei ministri l’avvicendam­ento una quarantina di prefetti e presto (tra settembre e i primi mesi del 2019) dovrà decidere chi sono i nuovi prefetti di Milano e di Napoli con un effetto a cascata che coinvolge tutta l’amministra­zione.

La Camera

È l’amministra­zione della Camera che, per così dire, si è svenata per mettere a disposizio­ne anche di questo governo i suoi funzionari di rango. Sempre in movimento Cristiano Cerasani che, con un notevole balzo, passa dal ruolo di funzionari­o ombra della ministra e poi sottosegre­taria Maria Elena Boschi (sempre in prima linea ai tempi della riforma costituzio­nale e della legge sulle unioni civili) a capo di gabinetto del ministro ultraconse­rvatore della Famiglia Lorenzo Fontana (Lega). Il consiglier­e della Camera Vito Cozzoli, che fu allontanat­o dal Ministero dello sviluppo economico dal ministro Carlo Calenda, è tornato in via Veneto come capo di gabinetto di Luigi Di Maio. Sempre dalla Camera, Claudio Tucciarell­i è passato alla «diretta collaboraz­ione» con il sottosegre­tario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti, mentre il ministro Riccardo Fraccaro (Rapporti

Con Di Maio

Allo Sviluppo è tornato il consiglier­e Vito Cozzoli che era stato allontanat­o da Calenda

Con Conte

Restano alti funzionari già al lavoro con Letta mentre il segretario generale è Chieppa

con il Parlamento) si avvale della collaboraz­ione di Alessandra Molina, Alberto Tabacchi e Giuseppe Renna. Al Miur, con il ministro dell’istruzione Francesco Bussetti, è finito Giuseppe Chinè, già capo di gabinetto della ministra Beatrice Lorenzin.

Palazzo Chigi

Con Conte a Palazzo Chigi, c’è stata poi la rivincita dei consiglier­i di Stato che avevano vissuto una stagione incerta con il governo Renzi. Roberto Chieppa, già presidente di sezione, è il nuovo segretario generale mentre al Dipartimen­to affari giuridici e legislativ­i, la cui guida era stata affidata da Renzi alla comandante dei vigili di Firenze, ora c’è il presidente di sezione del Consiglio di Stato Ermanno De Francisco. E Luigi Fiorentino, già vice segretario generale a Palazzo Chigi con Paolo Aquilanti, ora è il capo di gabinetto del ministro Gianmarco Centinaio. Un caso di rivincita dei gradi bassi su quelli alti va segnalato alla Difesa: qui la ministra grillina Elisabetta Trenta, che è sposata con il capitano dell’esercito Claudio Passarelli, ha «comandato» negli uffici di diretta collaboraz­ione molti ufficiali inferiori sindacaliz­zati. Che, potenzialm­ente, ora potrebbero impartire ordini ai generali.

 ??  ?? Matteo Pandini, 38 anni, portavoce del ministro dell’interno
Matteo Pandini, 38 anni, portavoce del ministro dell’interno
 ??  ?? Vito Cozzoli, 53 anni, capo di gabinetto del ministero del Lavoro
Vito Cozzoli, 53 anni, capo di gabinetto del ministero del Lavoro
 ??  ?? Claudio Tucciarell­i, dirigente di Palazzo Chigi
Claudio Tucciarell­i, dirigente di Palazzo Chigi
 ??  ?? Matteo Piantedosi, 63 anni, capo di gabinetto del ministero dell’interno
Matteo Piantedosi, 63 anni, capo di gabinetto del ministero dell’interno
 ??  ?? Roberto Garofoli, 52 anni, capo di gabinetto del ministero dell’economia
Roberto Garofoli, 52 anni, capo di gabinetto del ministero dell’economia
 ??  ?? Luigi Fiorentino, 59 anni, capo di gabinetto del ministero dell’agricoltur­a
Luigi Fiorentino, 59 anni, capo di gabinetto del ministero dell’agricoltur­a
 ??  ?? Cristiano Ceresani, 47 anni, capo di gabinetto del ministero della Famiglia
Cristiano Ceresani, 47 anni, capo di gabinetto del ministero della Famiglia
 ??  ?? Ermanno De Francisco, 55 anni, agli Affari giuridici di Palazzo Chigi
Ermanno De Francisco, 55 anni, agli Affari giuridici di Palazzo Chigi
 ??  ?? Roberto Chieppa, 52 anni, segretario generale Palazzo Chigi
Roberto Chieppa, 52 anni, segretario generale Palazzo Chigi
 ??  ?? Paolo Canaparo, 50 anni, capo ufficio stampa del Viminale
Paolo Canaparo, 50 anni, capo ufficio stampa del Viminale
 ??  ?? Bruno Frattasi, 62 anni, capo dipartimen­to del Viminale
Bruno Frattasi, 62 anni, capo dipartimen­to del Viminale
 ??  ?? Daniele Franco, 65 anni, ragioniere generale dello Stato
Daniele Franco, 65 anni, ragioniere generale dello Stato

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