Rai, lo stop dei 5 Stelle: senza presidente niente nomine
Come alternativa a Foa rispunta Minoli. Il Pd: alla Consulta se la maggioranza non si ferma
ROMA Matteo Salvini ancora non si arrende. Nei piani del vicepremier leghista, Marcello Foa resta per la Rai «il migliore dei presidenti possibili». Ma le carte bollate che si vanno accumulando sui tavoli di viale Mazzini rischiano di frenare le nomine e accelerare la scelta di una figura di garanzia, che plachi lo scontro politico e rimetta in moto la prima azienda culturale del Paese. Questo almeno sperano il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, che da giorni trattengono l’imbarazzo per l’impasse determinata dalla bocciatura, da parte della commissione di Vigilanza, del giornalista sovranista caro al leader della Lega.
La storia del figlio di Foa, Leonardo, che lavora nello staff di Salvini, ha contribuito non poco ad allarmare gli alleati del M5S. Di Maio e compagni temono di non poter sostenere ancora a lungo il doppio caso padre-figlio e non sono favorevoli a procedere con le nomine Rai senza un presidente del Cda. Come dimostrano i pareri legali, le scelte dei direttori di rete e dei Tg sarebbero impugnabili e oggetto di ricorsi pesanti.
Le autorevoli consulenze giuridiche raccolte dal presidente della Vigilanza, l’azzurro Alberto Barachini, hanno allarmato non poco i leghisti. Salvini ha chiesto (e ottenuto) rassicurazioni sul fatto che non si tratti di una mossa «contro Foa», bensì di un contributo alla commissione.
La strada per la permanenza dell’ex ad del gruppo Corriere del Ticino al vertice del Cda Rai tecnicamente esiste, ma per il M5S sarebbe una forzatura troppo grande. Il Pd si prepara a salire sulle barricate. «Se l’asserragliamento di Foa va avanti — attacca Michele Anzaldi — chiederò in ufficio di presidenza che la Vigilanza presenti ricorso alla Corte Costituzionale». Federico Fornaro e Loredana De Petris di Leu invocano l’immediata convocazione della Vigilanza: «Andare avanti con Foa sarebbe un vulnus democratico di rara gravità».
Sull’onda delle proteste e indeciso su come uscire dal cul de sac, Salvini sembra aver rinunciato al ventilato «blitz» sulle nomine ed è orientato a valutare altri nomi per la presidenza. Si cerca un incarico adeguato per Foa, così che possa lasciare il posto a un altro consigliere indicato dal Tesoro. Un nome meno divisivo, che conosce la Rai e avrebbe il via libera di Berlusconi e del Pd, potrebbe essere Giovanni Minoli, del quale nel governo si torna (sottovoce) a parlare. Domani, dopo alcuni incontri in agenda oggi per verificare il clima politico, Barachini riunirà l’ufficio di presidenza della Vigilanza. E mercoledì toccherà al Cda.
Settimana cruciale Domani la Vigilanza Rai riunirà l’ufficio di presidenza Mercoledì tocca al cda