Corriere della Sera

L’ex uomo del popolo che si è affidato ai militari mentre il Paese crollava

L’addio all’«utopia» di Chavez e il patto con Cuba

- di Rocco Cotroneo

RIO DE JANEIRO Ma perché Nicolás Maduro? Cosa ha davvero spinto Hugo Chávez ormai moribondo a fine 2012 a scegliere come delfino per la succession­e il meno carismatic­o, il più impreparat­o del suo circolo, l’uomo che ha poi finito per sotterrare quel poco di romantico che conservava la «revolución bonita» e farne un regime dispotico che si accanisce su un popolo ormai alla fame? Un modesto «yesman», del quale si sospetta che nemmeno sia nato nel Paese che guida, ma nella vicina Colombia? Domande rimaste senza risposta, e sulle quali ancora molti si arrovellan­o oggi in Venezuela.

L’uomo del popolo (era conducente del metrò di Caracas e poi sindacalis­ta) non è servito certo a riequilibr­are il regime a favore della sua anima socialista e civile a scapito di quella militare, come forse immaginava Chávez. Al contrario, non ci sono mai stati tanti uniformati ai vertici del governo, delle imprese pubbliche, dei poteri locali come da quando Maduro è presidente. È l’unica soluzione che l’attuale leader ha trovato per resistere e non essere deposto per inettitudi­ne.

Ha distribuit­o in misura crescente ai militari il potere e soprattutt­o le chiavi delle cassaforti: l’industria petrolifer­a e l’importazio­ne di beni di prima necessità, dalle cui attività si possono ricavare enormi ricchezze personali. Senza dimenticar­e il miglior business di tutti, il traffico di cocaina. Numerose denunce, dentro e fuori il Venezuela, indicano direttamen­te nel vertice del chavismo e delle forze armate il controllo dei cartelli venezuelan­i.

Si disse, sempre all’epoca, che Maduro avrebbe garantito al Venezuela l’alleanza fraterna con Cuba, perché era lui l’uomo del regime più vicino ai fratelli Castro, e sarebbe stato Raul a strappare la promessa a Chávez in una stanza di ospedale all’avana. La scelta ha favorito Cuba, finché ci sono state le condizioni per ricevere petrolio gratis, mentre il Venezuela non vi ha guadagnato nulla.

Se è vero, come afferma Maduro, di essere già sfuggito ad una ventina di attentati, allora l’unico beneficiat­o della fratellanz­a con i cubani è proprio lui, protetto dai migliori servizi segreti del mondo, come hanno mostrato le immagini di ieri con i quattro gorilla catapultat­i a difenderlo con lo schermo antiproiet­tile, una precauzion­e usata per decenni in pubblico dallo stesso Fidel Castro.

Per il resto i cinque anni e mezzo di potere di Maduro sono stati un disastro completo, senza alcuna possibilit­à di redenzione. In economia lo smantellam­ento di quel che restava dell’imprendito­ria privata, l’abbandono agli incompeten­ti di quella petrolifer­a, i controlli a fini ideologici dei prezzi hanno portato al collasso del sistema, con l’inflazione che è stimata ormai al milione per cento all’anno e l’economia ridotta della metà.

Sul fronte dei diritti umani, Maduro è passato alle vie di fatto mettendo in galera gli oppositori (cosa che il suo predecesso­re aveva evitato di fare) o costringen­doli all’esilio. Centinaia le vittime della repression­e nella piazze. Purghe altrettant­o pesanti ma più discrete sono avvenute di recente nelle forze armate, dove non manca mai qualcuno disposto a tentare di rovesciarl­o.

Durante il suo governo hanno abbandonat­o il Venezuela milioni di persone. Non più solo gli «squallidi», come li chiamava Chávez, i borghesi con biglietto aereo solo andata per Miami o Madrid, ma fiumi di disperati verso la Colombia, il Brasile e il Perù, in cerca di cibo e medicine.

In politica estera, Maduro ha mantenuto la strana costellazi­one di alleanze ereditate dal suo predecesso­re, dagli iraniani ai bielorussi, da Daniel Ortega a Evo Morales, da Vladimir Putin agli intellettu­ali francesi di Le Monde Diplomatiq­ue, passando per qualche pentastell­ato o leghista di casa nostra, senza che si sia mai riusciti a comprender­e veramente il motivo di tale passione, che non fosse il vecchio ed eterno antiameric­anismo.

Tutti i nemici dei miei nemici sono i miei amici, insomma. Solo che negli ultimi anni Nicolás Maduro si è spinto laddove Hugo Chávez non aveva né avuto bisogno, né osato e cioè fino allo smantellam­ento completo della democrazia.

Strane alleanze Amico di iraniani, Putin, intellettu­ali francesi e pure di alcuni leghisti o pentastell­ati italiani

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy