Togliatti o Tognazzi? Storia del talento beffardo di Vincino
Il disegnatore palermitano, che fu tra i fondatori del «Male» negli anni Settanta, rievoca le tante burle della sua carriera. Prefazione di Giuliano Ferrara
Il titolo è intrigante, ma l’autore, che da una vita è abituato a dissacrare tutto, chiarisce subito di che si tratta. Vincino, disegnatore, giornalista, polemista, uomo «contro» per antonomasia, ha battezzato la sua autobiografia disegnata Mi chiamavano Togliatti (Utet). Non per il suo fine modo di ragionare o per una cronica ossequiosità nei confronti di Mosca. Semplicemente perché da ragazzino aveva «il naso buffo, gli occhialini tondi» e i compagni lo chiamavano Togliatti. Era il 1956, l’anno dell’invasione sovietica dell’ungheria e il nome del leader del Pci era re1978 golarmente accompagnato da una pernacchia.
Gli anni della gioventù nella Palermo del sindaco Vito Ciancimino, il Sessantotto ad Architettura (della città siciliana, non nella famosa facoltà di Valle Giulia a Roma), le vignette su «Lotta Continua», fino alla fondazione del «Male», il mitico periodico satirico che tentò di riportare in auge la tradizione del «Marc’aurelio» e del «Travaso».
Assieme a Pino Zac, Vauro, Angese e tanti altri, Vincino ne fece di cotte e di crude. Famose le false prime pagine dei quotidiani nazionali che facevano morire dalle risate i lettori. «Paese Sera» col titolone Arrestato Ugo Tognazzi.
il capo delle Br. Era il
Èe i giornali erano pieni di interrogativi sul presunto «grande vecchio» che sarebbe stato dietro alla formazione terroristica. Il famoso attore partecipò allo scherzo posando per le foto dell’arresto. Poi, sempre nel 1978, il «Corriere dello Sport» fasullo con una notizia-bomba: Annullati i mondiali. La finale del Mundial argentino si sarebbe rigiocata con l’italia al posto dell’olanda (colpita da un’immaginaria squalifica) che aveva eliminato gli azzurri.
Anche fuori dal «Male», Vincino è sempre stato conosciuto per la grande passione per le burle, oltre che per le sue vignette disegnate con grande cura e pubblicate per molti anni sul «Corriere della Sera» e sul «Foglio» di Giuliano Ferrara che ha scritto la prefazione al libro. Ferrara che, sia detto tra parentesi, il Togliatti vero l’ha conosciuto (si racconta che «il Migliore» abbia tenuto il piccolo Giuliano sulle ginocchia), per via del padre direttore dell’«unità».
Vincino si travestiva da Craxi e si presentava ai comizi del segretario del Psi. Una volta tentò di inscenare una falsa intervista a un falso Bin Laden che sarebbe stato interpretato da un amico, somigliantissimo al terrorista saudita.
Con Ferrara si inventò una sua epurazione «politica» dal «Foglio», trovata che servì a fare pubblicità al povero disegnatore represso e al quotidiano censore.
E poi? L’autobiografia per ora finisce. Ma non c’è pericolo: Vincino minaccia di farne almeno una seconda puntata!