Corriere della Sera

Sandra Oh, la prima volta di un’asiatica agli Emmy

Nomination come protagonis­ta per l’attrice di «Killing Eve» La star: «Spero che la mia comunità si senta rappresent­ata»

- Chiara Maffiolett­i

Quando Sandra Oh, all’inizio degli anni Novanta, ha dovuto convincere i genitori che aveva senso la sua decisione di lasciare gli studi per recitare, la promessa era che se non avesse combinato nulla nel giro di qualche tempo, sarebbe tornata sui suoi passi. Loro, entrambi immigrati coreani che avevano scelto il Canada (Nepean, sobborgo di Ottawa) come nuova casa, di fronte a tanta determinaz­ione non avevano potuto che accettare. Sperando però che la figlia — «l’unica della famiglia senza un master», come ha ricordato recentemen­te l’attrice — non ci impiegasse troppo per fare retromarci­a.

Così, quando la protagonis­ta della serie rivelazion­e della Bbc Killing Eve ha segnato la storia dello spettacolo, diventando la prima interprete asiatica ad essere nominata agli Emmy come miglior attrice di una fiction drammatica, il primo pensiero è andato proprio alla mamma: «Mi sento enormement­e grata e piena di gioia per questa nomination... Condivido questo momento con la mia comunità. Ps: penso che mia madre, a questo punto, possa essere soddisfatt­a».

Ironica, come il personaggi­o che, nel 2005, l’ha resa celebre nel mondo: la dottoressa Cristina Yang di Grey’s Anatomy. Lo stesso che l’aveva portata, in passato, ad essere nominata per cinque volte agli Emmy, ma sempre come miglior attrice non protagonis­ta. Ora è diverso. Perché la candidatur­a come miglior attrice protagonis­ta è, di fatto, un altro passo verso la rappresent­azione delle minoranze nella più potente industria dello spettacolo. Un passo storico e quasi impensabil­e anche solo fino a due anni fa, fino a prima che partisse il movimento, promosso da Spike Lee, che denunciava gli Oscar «troppo bianchi» («Oscars So White»). Da allora, quello della valorizzaz­ione delle minoranze è diventato un tema negli Stati Uniti. Molto è successo negli ultimi tempi e il fatto che ora il più importante riconoscim­ento televisivo possa andare a Oh, per la prima volta nei 70 anni del premio, lo conferma. «Mi sto sforzando di trovare le parole giuste per tutto questo — ha dichiarato l’attrice all’hollywood Reporter —. Sono piena di gioia non solo per la serie, per me stessa e la mia famiglia. Ma anche per la mia gente. Spero che la mia comunità possa sentirsi rappresent­ata. Voglio che il movimento continui,che l’increspatu­ra si trasformi in un’onda».

Nella serie — in Italia si vedrà a settembre su Timvision — Oh è un’agente ossessiona­ta dall’assassina che sta ricercando. La seconda stagione è stata già confermata e ora, in attesa del 17 settembre, quando verranno consegnati gli ribadendo l’importanza di un’apertura verso gli attori di ogni razza, cultura e «size», taglia.

Un riferiment­o, forse, a Peter Dinklage; lui che, affetto da nanismo, è stato nominato anche quest’anno agli Emmy come miglior attore non protagonis­ta per il suo ruolo nel Trono di Spade. Con sette candidatur­e, è diventato l’interprete più nominato di sempre in questa categoria. «La presenza di tutti noi deve crescere», ha anche detto Oh, intenziona­ta a godersi questo traguardo per tutta l’estate, in attesa del verdetto. Un’estate in cui, in America, si aspetta l’uscita del film Crazy & Rich. Una commedia romantica in cui tutti gli attori del cast sono asiatici.

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 ??  ?? Successo Sandra Oh, 47 anni, canadese di origini coreane, ha raggiunto il successo grazie alla serie tv «Grey’s Anatomy» dove ha recitato per 10 stagioni
Successo Sandra Oh, 47 anni, canadese di origini coreane, ha raggiunto il successo grazie alla serie tv «Grey’s Anatomy» dove ha recitato per 10 stagioni

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