«Ruota ardente nel ristorante Noi in trappola»
Il racconto: «Una ruota ardente è finita in un ristorante. Siamo fuggiti»
H anno visto e sentito in tanti, tantissimi. Ma le parole per raccontare sono per tutti le stesse: «Un terremoto», «un attentato», «una bomba». L’aria diventata all’improvviso «bollente», i boati «che non finivano mai» e la sensazione di essere «scampati alla morte per un soffio».
Sono i testimoni e i sopravvissuti all’esplosione sulla A14 e tanti di loro stavano filmando o fotografando la colonna di fumo con il telefonino quando la cisterna è scoppiata innescando una catena di boati più piccoli ma ugualmente spaventosi.
Per esempio Paolo Minghetti, 60 anni, uno dei feriti non gravi. Ha la testa fasciata ed è su una barella al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Bologna mentre dice che «ho visto tutto quel fumo e per curiosità mi sono avvicinato per scattare una foto. In quel momento sono stato investito da un fortissimo calore e ho sentito un botto impressionante che non dimenticherò mai più finché campo».
Di «ondata di calore violentissimo» parla anche Gabriella Fantini, un appartamento all’ultimo piano di un palazzo vicinissimo al punto dell’esplosione. «Abbiamo sentito il boato e la fiammata ci è arrivata quasi dento casa».
I clienti del ristorante Il Randagio, proprio sotto il cavalcavia che è venuto giù, si sono salvati scappando dal retro. Marco Rosadini, 40 anni, era fra loro. «All’inizio ho pensato a un terremoto» si rivede seduto al suo tavolo. «Poi mi sono detto: è un attentato. Il boato è stato davvero forte, è andata via la luce, i vetri sono andati in frantumi, veniva giù tutto. C’era gente che urlava, abbiamo provato a scappare ma eravamo blocca- ti perché la gomma di un tir schizzata giù dall’autostrada e ancora in fiamme aveva centrato l’ingresso». Il proprietario ha fatto uscire tutti dalle cucine, sul retro. «Per strada ho visto uomini e donne con gambe e braccia bruciate, c’erano persone a terra» racconta ancora Marco. «Era uno spettacolo indescrivibile, mi considero un miracolato».
Guido Milesi, il proprietario del ristorante racconta del panico, della gente «che era come impazzita. Quella ruota ha sradicato la porta d’ingresso e allora mi sono messo davanti a bloccare chi provava ad uscire da lì e ho dirottato tutti sull’altra uscita».
C’è un concessionario Peugeot, sotto il punto esatto in cui la cisterna è scoppiata. Dopo aver incendiato l’aria, il gpl ha funzionato da miccia, se così si può dire, ha raggiunto il parcheggio sotto il cavalcavia e ha innescato tante esplosioni minori. Una per ciascuna delle auto andate distrutte. Claudio Campani, il titolare, allarga le braccia rassegnato davanti alle carcasse ancora fumanti: «Cosa vuole che le dica? Saranno state una cinquantina di macchine. C’era lì uno dei ragazzi che lavora per me». Lo chiama. E il ragazzo racconta: «Sono entrato in ufficio a prendere delle chiavi per spostare alcune auto. Ho visto l’esplosione e poi le fiamme che dall’autostrada arrivavano al concessionario, le vetrate cadevano. Ho pensato solo a scappare e mi sono detto: fortuna che era l’ora della pausa pranzo sennò di sicuro nel parcheggio, fra le auto, ci sarebbe stato qualcuno...». Il ricordo degli scoppi «che non finivano mai» è di Vincenzo, uno dei clienti del bar proprio accanto alla concessionaria: «Dopo l’onda d’urto, il boato pazzesco e la fiammata immensa ho creduto che fosse finita. E invece no, si sono sentiti ancora tanti scoppi, erano quelli delle auto aggredite dal fuoco».
Valerio Amoriti, 40 anni, è coperto di bende mentre al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore ripensa al panico: «Scappavano tutti in ogni direzione, io sono caduto ma per fortuna sono riuscito a rialzarmi». Fra i feriti dell’ospedale Maggiore c’è anche Yassine Chentouibi, extracomunitario che era in macchina sul cavalcavia. «Correvo e sentivo il corpo bruciare», ricorda, c’era gente che cadeva, macchine che andavano a sbattere. Ho bolle sulle gambe, braccia, collo. Mi brucia tutto. Ho visto la morte».
Per strada ho visto gente con braccia e gambe bruciate C’era un signore a terra Uno spettacolo indescrivibile, mi considero un miracolato
La gomma di un Tir in fiamme ha centrato e bloccato l’ingresso del ristorante La gente è come impazzita Ho dirottato tutti verso l’uscita sul retro
Ho visto l’esplosione, poi le fiamme che arrivavano fino al concessionario Cadevano le vetrate, per fortuna era l’ora di pranzo e c’era poca gente
Dopo l’onda d’urto, il boato pazzesco e la fiammata immensa, ho creduto che fosse finita Poco dopo ho sentito altri scoppi, quelli delle auto che bruciavano
La fuga dopo gli scoppi «che non finivano mai» Dentro una macchina: «Mi sentivo bruciare»